Quando uno si decide a chiamare la band con quel nome due sono le cose, o sono 'na manica de cazzari, o un gruppo coi controcoglioni: la seconda che ho detto...

Brillanti, divertenti, scanzonati, ironici, leggeri: è la stessa sensazione che provo quando a pallavolo giocavo contro la squadra avversaria che all' apparenza non faceva niente di eccezionale ma che alla fine vinceva 25-17, 25-19, 25-16. Insomma ti aveva fatto il culo come un secchio e non te ne eri accorto. Così sono i Trotsky, delle macine di un divertimento aggregante. Così c'è il pericolo che questa musica camuffata da pop passi inosservata, mai errore potrebbe essere più grande... I nostri amici della west coast non hanno bisogno di vetrine, sono talmente dentro quella magnifica leggerezza che si acquisisce con la rinuncia alla vanità che invitano con un sorriso alla prova di un giocattolo che si rivela di una ludicità pura, e questo si che è un regalo.

I pezzi ad un primo ascolto appaiono subito fruibili nella loro spensieratezza ma che ai successivi evolvono producendo un fluido più denso che ci comunica un californiano sorriso del Buddha. Un rilassamento giocoso dentro una costruzione musicale di rara bellezza, c'è la consapevolezza di un effimero che ci è indispensabile e che ci premia senza pesanti fardelli di competizioni. Il risultato è che le canzoni coinvolgono sempre più come una danza dei sette veli, all' ultimo (velo) c'è una gradevole sorpresa che si adatta al lato fun di ognuno di noi.

Membri fulcro del gruppo, Vitus Mataré & Kjehl Johansen, dopo aver fatto le loro esperienze, e che esperienze, con Urinals, 100 Flowers, The Last, sentenziano nel 1986 l' arrivo ad un' isola felice con un vinile lievemente picture, screziato di striature bianche. La successiva prova in "Baby" per la SST conferma la verve del gruppo ma è in questo primo lavoro che si gusta veramente l' immediatezza cristallina di un divertimento colto.

Si raccontano, specialmente attraverso le note, normali storie della vita di tutti i giorni dove non c'è tensione ma solo bei ricordi di vacanze, pomeriggi, amici e serate al chiaro di luna bevendo aranciata insieme a gente che non si giudica. Atteniamoci, se è possibile, alla scaletta dei brani della prima edizione del 1986 in vinile, poichè quando fu ristampato dalla SST l' ordine originario dei pezzi è stato cambiato.

E se sentirete il bisogno di un cocktail refrigerante mischiate i Trotsky Icepick, i Camper Van Beethoven e i Ten Foot Faces e la cannuccia non si staccherà più dalle labbra... come quello scalpello dal cervello. Ice! Ice, Icepick baby!

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