Il pianto finale sintetizza lo smarrimento momentaneo dell'anima orquando si inizia a subodorare zampilli di vita reale. Già il presentimento di qualcosa di invisibile che ci circonda, e che ci è fondamentale nella nostra evoluzione, determina una sofferenza che è diversa dalle altre volte perchè inizia ad essere una sofferenza cosciente.

Salti e saltini del "conosci te stesso" sono necessariamente cruenti e spingono ad una disperazione oggettiva di abbandoni. Sicurezze si infrangono su scogli trasparenti e immateriali, la scalata è senza corde, l'esercizio al trapezio è senza rete. E superare quella paura di cadere è fondamentale per arrendersi, è fondamentale cadere. Nell'assoluta solitudine della precipitazione c'è l'assenza che ci riporta all'essenza del Tutto.

Girovagare incontrando per strada fratelli reietti, rifiuti che rifiutano il conformismo, trascinamenti sulle strade del nulla che chiamano traslazioni in territori dove la nostra anima assurga preminenza, nutrono questa tristezza assente che caratterizza i protagonisti di questo film che è una caduta verso l'alto che strappa le convinzioni e le considerazioni di una vita d'inganni e che ci getta tutti in un pozzo di revisionismo trascendentale.

Guardarsi allo specchio e non riconoscersi, interrogarsi chi siamo, per poi andare in depensamento a mangiare alle due di notte vermicelli di riso in salsa di pinne di pescecane. Case vuote, chiavi rubate, solitudini estreme che cercano di farsi compagnia, ombre di sentimenti nell'atto di attuarli per vedere se si riesce a sentire ancora qualcosa di umano. Il cercare di sottrarsi attraverso lo spirito di conservazione a quel qualcosa che ti tira dentro il buco nero non basta più.

Elementi di sostanza rarefatta segnano spietatamente il cambiamento, ma quanto dolore. Provare un vestito per dissimulare la sofferenza, ammirarsi allo specchio nel rincorrere il proprio matrimonio alchemico, non riflettere però. E accorgersi di essersi persi in un labirinto di identificazioni e chiedere aiuto per scomparire. E quella mdp che filma, come se fosse stata dimenticata accesa, il mentre di vite che non cercano più niente di formale.

Nel 1994 Leone d'Oro a Venezia, questo film lo facevano su Rai 3 a fuori orario per alcuni anni la notte di San Silvestro, compendio particolare per buttare dal balcone le "cose vecchie" dell'anno passato. Stanare e buttare via i nostri scheletri nell'armadio, ma anche l'armadio...

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