Un ottimo split, non c'è che dire.

I Tumour sono maturati con gli anni, e di acqua sotto i ponti ne è passata dal debutto del 2003 "anatropic nephthotolomy". Quasi quattro anni dopo, Roger Kuzee, l'unico titolare della band, si è dato molto da fare per impreziosire il sound adottato rispetto agli album precedenti. Partito da un uso della drum machine ancora troppo elementare, quasi infantile e monocorde, ora il nostro è riuscito a dare un impatto molto più feroce alle sue composizioni, grazie appunto a una drum machine che cambia registro e diventa ancora più meccanica, irregolare, estiale, articolata con beats diversi (si possono definire anche cyber-gore) che potranno spiazzare l'ascoltatore della prima d'ora, e che denota una rinnovata veste sonora, più moderna e al passo coi tempi, rispetto ai buoni ma non strepitosi album precedenti. Nel sound ora fiorisce una verve quasi cibernetica, e in almeno tre pezzi oserei dire quasi una vena sperimentale, dove vengono messi da parte per un attimo i cavernosi growl acquatici  e gli inumani e furenti blast beat elettronici, per farci cullare da una nenia orientale da colonna sonora dei manga giapponesi, accompagnata da beat atmosferici della drum machine. Non manca neppur quel tocco di demenzialità e goliardia con una intro presa da scary movie, la parodia del famoso film dell'orrore "the scream". Musicalmente, ci sono anche passaggi rumoristici di noise scartavetrato, soprattutto nel growl che alterato sempre di piu dal pitchshifter risulta ancora piu sostenuto e incomprensibile di prima, quasi alieno. A voler dimostrate la voglia di kuzee di alterare, imbarbarire e allo stesso tempo modernizzare a colpi di ritmi industrialoidi il sound dei Tumour. Mai sinora stato così al passo coi tempi e personalmente una scelta che condivido in pieno. Buone anche le tracce dal vivo inserite in questo lavoro, che non spezzano il filo conduttore della continuità di questi 36 pezzi, anzi lo rendono ancora più futuristico, con bordate di noise e sfaldamenti elettronici molto azzeccati.

Voto 9

La seconda parte dello split vede all'opera gli anal penetration, una one man band dedita al cyber/gore/porno-grind proveniente dall'Olanda. Il sound di queste 31 tracce risulta complesso ed elaborato grazie all'uso della drum machine, sulla falsa riga di quanto fatto dai tumour nella prima parte del cd, si passa da ritmi sostenutissimi a un solido riffing di matrice brutal/gore, con una qualità di registrazione davvero ottima che dona quel po di atmosfera futuristica alla blade runner che non guasta, anzi alla fine dell'ascolto entusiasma e conquista l'ascoltatore. Le tracce risultano tutte molto ispirate e convolgenti, sicuramente degne di molti  e reiterati ascolti, davvero un ottimo lavoro.

Voto 9

In conclusione il voto che mi sento di dare è un 9 a tutti e due, perché il cd è perfetto dall'inizio alla fine, senza alcun calo di tensione, queste 67 perle di goregrind e pornogrind incastonate in cinquanta minuti, sono tutte molto interessanti e fruibili per ogni grindster appassionato dell'old school ma anche del cyber gore e di qualche follia sperimentale degna di nota (mi riferisco ai fan degli s.m.e.s., dei kots oppure dei libido airbag.....)

Davvero difficile a livello di gore-grind fare di meglio di questi due gruppi. Consigliatissimo per gli appassionati, mentre è sconsigliato ai denigratori del genere, che anche questa volta non troveranno pane per i loro denti.

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