Il tutto inizia con un cupo brusio di sottofondo, il rumore di pale di elicottero che ci sfreccia sopra la testa e uno squillo di tromba che dà inizio alle danze; e i musicanti in questione sono quei tamarroni dei Turbonegro.
Settimo disco per la band di Oslo, disco votato al divertimento più puro e sregolato: una miscela di punk, rock, garage (e tanta ironia) che prende il nome di death-punk.
Il compito di aprire e chiudere il party spetta rispettivamente alla lugubre (ma solo nel testo!) "All My Friends Are Dead" e all'avvertimento minaccioso di "Final Warning": canzoni che in meno di tre minuti ci fanno capire quale sia il concetto di musica dei sei ragazzotti norvegesi: una musica diretta, sfacciata, arrogante, un pò cazzona, ma soprattutto godibile.
All'interno si va dall'epica "City Of Satan", praticamente una "We Will Rock You" in chiave Turbonegro caratterizzata da un testo ignorantissimo, a episodi più "rilassati" come "Blow Me (Like The Wind)" o "High On The Crime", condita da coretti tanto stupidi quanto azzeccati.
I Turbonegro suonano sì cose relativamente semplici, ma le suonano con l'attitudine e il mestiere di chi il lavoro della rockstar lo fa da un po' di anni: su tutti spicca il chitarrista solista Euroboy, capace di proporre sempre assoli vincenti e convincenti; in generale comunque tutto il gruppo suona bello compatto innalzando per tutta la lunghezza del cd un muro sonoro di tutto rispetto, a parte forse nella conclusive "Babylon Forever"e "Hot Stuff/Hot Shit" che risultano nel complesso un po' insulsine.
In definitiva un bell'album da sparare a mille in qualsiasi festa dove ci sia gente che ha voglia di rockeggiare e fare del sano casino.
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