Quando Torino frena la bella musica deraglia. Ci sono delle realtà inspiegabili nell'universo: il triangolo delle Bermuda, i cerchi nei campi di grano, tutti i media di una nazione democratica in mano al presidente del consiglio, insomma l'elenco é lunghissimo ma una su tutte è la domanda che assilla le mie notti insonni.
La domanda é una che mi passa davanti giorno e notte e non riesco a darmi una risposta: cosa mi stanno a significare i Turin Brakes? Perché un gruppo "così" è riuscito a pubblicare non uno (uno lo pubblica perfino il figlio di Morandi) non due (due ne ha pubblicati anche Tricarico, e ho detto tutto) ma ben tre album, dico tre, tutti rigorosamente moscietti, flacidi e scopiazzati dai vari folk singer americani.

Brani triti e ritriti coi soliti giretti di DO, i soliti impasti vocali molto 60ies, qualche botta di suono moderno (giusto per far dire "a, ma questo è uscito adesso, però!"), 'na limatina qui e là eee… et voilà. Un dischetto caruccio caruccio che piace tanto a grandi e piccini ma che in fondo non dice assolutamente nulla di nuovo. E pazienza aver ripescato qualche vecchia gloria a cantare in qualche brano, pazienza i vari "LA-la-la" alla Beach Boys, ma é il progetto d'insieme che fa acqua da tutte le parti. E mi domando: ma qual'é il progetto di questi freni di Torino? Cosa mi/ci vogliono dire? Perché un album così uguale a centomila già sentiti? Chi li produce e perché? Si fanno i soldi veri a produrre dischi così? C'é una richiesta di mercato effettiva? Molto meglio i loro contemporanei King of Convenience che almeno, dichiarano di ispirarsi spudoratamente ai Simon & Garfunkel dei bei tempi, rimaneggiandone però le melodie, arricchendole di arrangiamenti meno convenzionali e banali di questi Turin Brakes, dando un prodotto ben più valido (certo, sempre poco originale…). Perché, mi dico io, qualcuno sa spiegarmelo?

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