Di Earth Crisis e Strife vi ho già parlato; per completare il quartetto delle mie band Metalcore preferite degli anni novanta mancano all'appello Integrity e Turmoil. Di questi ultimi mi occuperò questa sera, inaugurando il mio 2017 recensorio. E lo faccio con uno degli album più pesanti di quelle gloriose e mai dimenticate annate; trenta minuti paurosi.

Dal suolo americano provengono, Pennsylvania per essere precisi. Si sono fatti le ossa nei primi anni di vita andando in tour con Agnostic Front, Madball, Life Of Agony, Snapcase e le tre band che cito appena sopra. Nel 1996 esplodono con questo "From Bleeding Hands": che sanguina già dalla copertina; poi arriva la devastazione totale del loro sound.

Una perversa forma musicale che sfrutta a piene mani la velocità adrenalinica dell'Hardcore old school; sommando a questo marasma strutture sonore rallentate, stridenti, oppressive, dolorose. Lente spirali di un suono nero che richiama oscuri abissi oceanici di profondità inimmaginabili; ed infine la rigorosa "disciplina" mentale tipica dello Straight Edge. Una produzione chiusa ed "intubata" contribuisce a rendere ancora più drammatico l'ascolto dell'album e alimenta un diffuso senso di claustrofobia; ed è per questo impressionante muro sonoro che ad ogni nuovo ascolto avverto sempre la voglia di arrivare quanto prima al termine del disco. Ascoltatevi i rovinosi due minuti del secondo brano "Fuse" e capirete il mio ragionamento precedente.

Per chi ne avesse voglia ci sono le altrettanto epilettiche "Choke" ed "Evolution Of Lies": HC, Metal e Noise si uniscono creando un impasto sonico spaccaossa, spasmodico, fulminante. Come un fall-out nucleare...NEW MEDIA...

Ad Maiora.

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