CARI SCIENZIATI

O se preferite critici-impiegati, in codesti giorni di crolli bancari, crescita Pil dello 0,1% e crisi dei mutui non riesco francamente a spiegarmi il clamore suscitato da "Dear Science", ultimo (atteso) lavoro dei newyorkesi-chic TV On The Radio. Non comprendo quest'entusiastico gridare "al lupo, al lupo" quando il prodotto in questione, di per sé buono, è lontano dal fregiarsi di paroloni e moine varie. Sarà la mia deformazione professionale degna di Alfred Kinsey, per cui ho amato non poco le passate avventure dei signori Andrew David Sitek, Tunde Adebimpe e soci, ma questi undici esempi di pop-funketto (molto "..vorrei rinascere Prince a NY nel 1986 e finire in un episodio di Miami Vice") mi lasciano anemico, riciclato e leggermente confuso. Forse "delusione" è la chiave di tutto, poiché "Return To Cookie Mountain" quasi mi folgorò: produzione de-luxe coi controcazzi, strati di chitarre e synth nella lavatrice, una new-new-wave del nuovo millennio pronta per l'uso di novelli Patrick Bateman, che all'epoca di "Scary Monsters" avevano l'età della pappa oppure erano in embrione. Proprio come le tracce del disco, qualcosa che dava l'idea di nascita e trasformazione da un momento all'altro, e il vocalizzo soul-futurista del creativo Adebimpe a sgambettare tra doo-wop, riti voodoo a cappella, il Duca Bianco a cena con Basquiat e Marvin Gaye vampirizzato in un manicomio. Insomma, avevamo Wolf Like Me, la memorabile Province e ora dovremmo consolarci con le danze arcobaleno un po' gaye del simpatico singolo edonista Golden Age.. Non è pochissimo, ma nemmeno Diora Baird.

 Poi il recensore continua cocciuto l'ascolto e, cazzo, questi qua non sbagliano un colpo. Riapro la posta della Cara Scienza e trovo l'opening Halfway Home (un Eurostar sonico tra bordate synthetiche, avant-rock in alta velocità, coretti Ramones e hand-clapping contagioso), un agile beat sincopato, notturno (DLZ) e l'hip-hop concettuale fuso con l'electronica di Dancing Choose. Gli echi, gli archi e il piano della ballad gabrieliana Family Tree. La melodia semplice da ninna-nanna digitale Love Dog. Le chitarrine funky del pop ballerino Crying e il paradisiaco finale di flauti, sax e fiati nel bolero/gospel Lover's Day... Nonostante ciò, l'indubbia capacità dei cinque a sguazzare in un bazaar di suoni con pochi eguali e la magniloquente confezione trasversale, l'episodio più terreno e scolastico della TV Radiofonica. Certo, è lecito semplificarsi appena senza per questo vendere il culo al mainstream. Anche se qualcosa della vecchia magia da soul\wave psicotica muta in una densa e comunicativa forma "popular". E sarebbe preferibile che il cervello Sitek e Malone tornassero ad ascoltare "Lodger", invece che "Let's Dance". Però "Dear Science" convince, conquista e ammalia come un maratoneta sul podio più alto alle Olimpiadi. Ecco, cari scienziati-scrittori, vi saluto sommesso (non sottomesso) e chiudo questa lettera di fiele zuccherosa, con la sordida speranza che il Ministro Superstar dell'Economia Tremonti possa riuscire a preservare il nostro mercato da turbolenze finanziarie e speculazioni. Il rischio è contenuto, e le banche italiane sembrano solidi pescherecci nei mari in tempesta del Dow Jones. Intanto che aspetto, torno ad ascoltarmi "King Eternal".

Carico i commenti...  con calma