Perché mi sento così vuoto? Sono intrappolato in questa condizione senza potermene liberare definitivamente...attorno a me solo pareti grigie ed il nero è solo un ombra. Perché sono nato qui? Ci sono veramente nato o qualcuno o qualcosa mi ci ha imprigionato? Verso le 3:46 pm. mi rassegno...ma, aspetta...cos'è quello? uno spiraglio di luce fioca, una speranza a cui posso aggrapparmi! Cerco di avvicinarmi, striscio verso il vivo Giallo canarino, così lontano...ma quando sono così vicino da poter annusare il suo colore...eccola, la bomba atomica che spazza via qualunque certezza
Mi piace troppo cominciare le recensioni con un breve brano in prosa romanzata, per dare un'idea delle sensazioni che potreste percepire ascoltando l'album che sto per analizzare. E in questo caso, questo metodo, calza perfettamente a pennello con "Trench", la nuova fatica dei Twenty Øne Piløts (gruppo purtroppo sballottato tra estremo fanatismo, pezzi "cheesy" e"mainstream", e detrattori inamovibili). Infatti il fulcro principale di questo "Concept Album" moderno sono i testi e la loro narrazione di un mondo post-apocalittico in bilico tra l'intimismo e la condivisione, tra la narrativa "fantastica" e la crisi depressiva. Niente di originale, sia chiaro...concettualmente, la depressione è dagli albori della musica che viene analizzata e raccontata...però in questo modo, mai. Perché questo album parla direttamente agli adolescenti di oggi, che sono inevitabilmente diversi da quelli di allora.
Anche musicalmente si avvicina più comodamente ad un ascoltatore ventenne che ad uno della vecchia guardia, però perfino quest'ultimo, potrebbe trovare in questo "Trench" qualche bel momento di goduria "Eargasmica". Infatti c'è un grandissimo salto di qualità compositiva tra questo ed il penultimo album "Blurryface". Abbandonate (quasi del tutto) le ritmiche "Reggae" e l'Ukulele, i TØP si avvicinano ancora di più ad un suono elettronico e potente, soprattutto nella traccia iniziale "Jumpsuit" o nella dodicesima "Pet Cheeta". Le canzoni "mainstream" e "da radio" sono più elaborate e studiate con un ritorno alle sonorità "Funk" e "Disco" anni'70, con falsetti e bassi sincopati, nelle tracce "Morph", "My Blood" e "Legend". Anche le tipiche composizioni "Ukulele-Reggae" (che, diciamocelo, hanno rotto le palle negli album precedenti) sono più complete e strutturate, un esempio di quello che dico si può ascoltare nel singolo "Nico And The Niners".
Lo so che per noi DeBasici (si dice così?) che mastichiamo musica dalla notte dei tempi, è molto difficile approcciarci a questi musicisti "nuovi" (tra mille virgolette), perché si rischia sempre di incappare in fregature immense e solite melodie trite che fanno venire la voglia di estrarsi i padiglioni auricolari, però in questo "Trench" si trova qualcosa di estremamente valevole, che non si stacca tantissimo dal "Pop moderno", ma che lo migliora sotto molti punti di vista. Ed ora, in conclusione, una nuova rubrica: il "momento della provocazione":
Così vi dico...In un futuro museo della musica pre-evolutiva, questo CD, sarà collocato tra "Quadrophenia" degli Who e "The Wall" dei Pink Floyd. Ohibò!
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