L’epitaffio della stagione psichedelica.

John Richard Adler attraversa tutta la seconda metà degli anni sessanta passando da incompiuti progetti seminali come 'In Crowd' e 'Fairies' o perfettamente riusciti come 'Tomorrow' e 'Aquarian Age', ad impazzite collaborazioni con 'The Deviants' o 'Pretty Things' (per il fondamentale “S.F. Sorrow”)… ma è nel 1969 che Twink confeziona il suo piccolo capolavoro solista, aiutato da un manipolo di amici fidati… Mick Farren e Paul Rundolph (The Deviants), John Povey (Pretty Things), Junior Wood (Tomorrow) e Steve “Peregrin” Took (Tyrannosaurus Rex).

“Think Pink” esce all’ inizio del 1970 ed è l’ideale spartiacque fra il modo di concepire il verbo del rock nei due decenni. Il travolgente calore della stagione dell’amore comincia a scemare dentro la cruda visionarietà hard, in una commistione di apparenti contrasti, amalgamata in un impasto morbido ed abrasivo. Il sogno si trasforma lentamente in incubo e testimonianza cristallina ne è “10. 000 Words In A Cardboard Box”, dove il variopinto sapore lisergico perde gradatamente la sua intensità, lacerato dal metallico retro-gusto che ti impasta ed ispessisce la lingua, sublimato dalle lancinanti trame disegnate dalle chitarre; per la rivisitazione di un brano che solo qualche mese prima era una flower hit degli 'Aquarian Age'. Insieme a questa autentica gemma, tutto è profondamente malinconico in questo lavoro, dove il protagonista sembra voler dipingere oscuri scenari futuri attraverso la progressiva perdita dell’innocenza, per cui si passa dal frenetico noise di “Tiptoe On The Highest Hill” alla morbosa sessualità progressiva di “Fluid” o dalle gelide incursioni nel misticismo orientale di “Dawn Of Magic” all’irriverente parodia infantile dell’operetta vaudeville applicata al rock, esercizio tipicamente british, di “Three Little Piggies”.

Ma i momenti migliori li troviamo nel trittico centrale del disco, dove in “Mexican Grass War” si abbandonano ad un’esperienza mistico-tribale, stuprata da taglienti chitarre, grattuggiate fin dentro l’anima… un’anima nera che esplode nel power-blues della strumentale “Rock And Roll The Joint” ed esplora il proprio lato più intimo ed inquietane, nel folk colto di “Suicide”; o nella free-form dell’iniziale “The Coming Of The Other One”, presagio estatico di malevoli sviluppi futuri. La sua frenetica libertà artistica lo porterà Twink, solamente un anno più tardi, a dar vita al progetto anarchico dei 'Pink Fairies', per poi prenderne subito le distanze… sparire nel nulla e riapparire sul finire degli anni 80 in una collaborazione con i Bevis Frond. Ma è nel 1970 che scrive la parola fine sull’esperienza lisergica collettiva, con una delle pagine più interessanti e sottovalutate del periodo psych del rock britannico, rimanendo però sprofondato nel buio delle oscure presenze che stavano avanzando.

Ci pensa la bolognese Akarma a riportarlo alla luce, con una bellissima ri-edizione in vinile 180 grammi.

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