(paginetta debasera per un disco da me conosciuto nel debaseron, grazie szsotomayor)

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Lui, non il gatto, si chiama Spencer Clarke.

Scritto, performato & prodotto da solo, 2016, una sperimentale elettronica retrattile, bizzarra, simile ad una tela tridimensionale per un disegno non poco complesso e difficile da incorniciare; eppure mostra la maschera dai due lati, sia da foresta vergine che artefatto umano; in ogni espressione sonora è cristallino quanto la natura sia protagonista nella storia, dipinta simbolicamente tramite l’alta tecnologia che, senza appiattirne la resa, astrae i suoni dal ritmo creando una sensazione puramente evocativa; l’evoluzione, la diversità, la geometria, la forza peso, se world music allora descrive le cose a distanze quantistiche, semplici sguardi alla struttura della materia, mentre se elettronica ci abbinerei solo interazioni elettrostatiche. In generale, la musica è pregna di oriente, zeppa di ornamenti sonori eccentrici dall’animo meccanizzato; la narrativa strumentale incuriosisce, osa nei versi, crea accostamenti visivi tra foreste temperate e bastioni di orione e, simili a bozze di acquerelli, i brani si spengono in esigue durate prima di rapprendersi in qualche vaga forma.

Symphodoson Nasty Boys sembra un’opera vocale per contorte e liquide creature;

Nano-Zootypes In A Tenctonese Exhibition Tank, è misticismo cyberpunk, mantra da science fiction;

Wah Wah Day Gecko Gecco fa pensare a delle naiadi attratte da un shishi odoshi;

Oracle of Regret è l'ultimo lunghissimo brano, una figura che proietta ombre diverse.

Sorvolando varie questioni tecniche su cui non saprei ora ben blaterar, non credo di avere ultimamente auscultato un disco simile, od un disco simile non credo abbia ultimamente suscitato in me interesse, mah, di certo questa scampagnata credo mi abbia allargato anche solo momentaneamente le orecchie.

LP

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