Il Punk nella sua propensione anarcoide-destabilizzatrice era durato giusto quella frazione di tempo, che seppur breve, aveva cancellato interamente gli intenti della generazione precedente.

Ora l'anarchia vera, regnava indisturbata nella musica dei primi anni 80'; partendo da una stasi di decostruzione e destrutturazione generale della musica, il rock sembrava apparentemente morto.

Era il 1981 e gli U2 che parevano essere soltanto una buona promessa irlandese erano in procinto di pubblicare il loro secondo Lp.

October si apriva con Gloria che creava un'atmosfera da salmodia liturgica, quasi un'antifona del disco stesso. I toni si rivelavano immediatamente molto intimistici come se l'ombra della morte che aveva investito il cantante Bono (la madre era appena scomparsa) fosse omnipresente. Il dolore fa sprofondare le persone nell'oblio (I FALL DOWN) ma nello stesso tempo fornisce la chive di interpretazione per la risalita (REJOICE).

Il giovane cantante guardava al domani (TOMORROW) colmo di dubbi esistenziali, OCTOBER era spiazzante per la sua bellezza minimale: mancava quasi il coraggio di respirare durante i suoi due minuti come succede ad uno spettatore nascosto timidamente in un angolo. Ci si doveva sentire davvero strani in quell'IRLANDA ancora troppo scontrosa nei confronti di ciò che stava al di fuori, era davvero tutto li' racchiuso in un universo ristretto e asfittico (IS THAT ALL?)...o semplicemente non immaginavano ciò che sarebbe successo solo qualche anno più tardi.

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