Quasi impossibile. Quando si ha a che fare con gli U2 è praticamente impossibile aggiungere qualcosa a quanto già è stato scritto e riscritto, detto e ridetto dai vari media. Bono, The Edge, Adam e Larry lo sanno. Sanno di essere una delle band più grandi del mondo. Certo è, che per i veri fans, il tipo di emozioni che questa “Irish band” può suscitare sono sempre intense ed indelebili. Se parliamo, poi, di un concerto, la situazione diventa più adrenalinica, grazie anche (e soprattutto) all’immenso e mai scontato carisma di Paul Hewson, alias Bono Vox, leader imprescindibile degli U2. Per questo è possibile affermare che un loro concerto non è un semplice concerto, ma una vera e propria avventura live, cosicché, UNDER A BLOOD RED SKY, datato 1983 (si parla di ben 20 anni fa…) deve essere per forza di cose ritenuto un “must”.

Provate un po’ chiedere a quella pazza folla del Colorado…Provate a chiedere di GLORIA, il primo grande hit degli U2, una canzone a stampo religioso, con estrapolazioni in latino, carica e trascinante, esattamente come la voce di Bono e la chitarra di The Edge (il Guitar Hero, per intenderci…). Provate a chiedere di I WILL FOLLOW, nella quale ancora una volta è il binomio Bono-The Edge a fare la differenza. Il primo per la sua intensità, il secondo per i suoi tipici ed abilissimi riff dal profumo rockeggiante. Se non vi basta, allora provate a chiedere di una certa SUNDAY BLOODY SUNDAY, probabilmente l’episodio più appassionante ed eccitante dell’album, nonché di tutta la storia concertistica, dove il rocker che si sbatte per la pace tira fuori una bandiera bianca e, simulando una marcia bellicista, la piazza simbolicamente vicino la prima fila di spettatori, invitando il pubblico ad urlare insieme a lui un indimenticabile NO WAR, proprio durante delle rullate di batteria di Larry che tanto rimembrano un’atmosfera battagliera incandescente. Nonostante l’aggressività della “song”, è palese che “la Maledetta Domenica” non sia una canzone di ribellione, come dice Bono introducendola. Indescrivibile. Proprio come NEW YEAR’S DAY, dal vivo ancora più esaltante, dovuto anche all’ottima capacità di The Edge, abile ad alternare il pianoforte (dalle note ipnotiche) alla sei corde. Nei 36 minuti di UNDER A BLOOD RED SKY, vi sono anche momenti di relax, quali PARTY GIRL (nato come B-side), cantata quasi in maniera confidenziale, 11 O’CLOCK TICK TOCK che vede un Bono un po’ scostante negli acuti e 40, che chiude con un leggero velo di malinconia quell’avventura vissuta da Bono per una delle rarissime volte senza i suoi inseparabili occhiali da sole, che ne fanno ora, una delle rockstar più importanti del pianeta (grazie, Bulgari!). Finisce proprio così questo concerto, talmente coinvolgente da poter essere rivissuto semplicemente accendendo uno stereo ed inserendo nel lettore un disco ottico dalla cover rosso fuoco (caratteristico del cielo sanguinoso del Colorado), prima di poter chiudere gli occhi a assaporare le emozioni che esso regalerà. Perché di sensazioni, questo UNDER A BLOOD RED SKY, ne ha da provocare. Ma è difficile raccontarle o spiegarle. Anzi. Quasi impossibile…

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