Un disco fatto quasi per caso.
Dico quasi perché nessuno fa niente per niente, soprattutto quando si tratta di musica quindi di investimenti monetari più o meno rilevanti. E quando alla base dell'investimento ci stanno quattro individui meglio conosciuti come U2, allora il livello di casualità si abbassa sempre di più. Ma dalla parte della casualità, anche se non totale, ci sta il fatto che siamo nel 1985 ed una band irlandese di indiscusso successo, anche se non ancora planetario, si cimenta in quella che spesso è la prova definitiva per testare il tasso di immortalità a posteriori di un cantante o di una band: la tournée americana.

Immediatamente dopo l'uscita del leggendario "The Unforgettable Fire" gli U2 si tuffano in una serie di concerti statunitensi che vedranno la loro migliore interpretazione al Madison Square Garden di New York. E' l'anno di "Pride", di "Indian Summer Sky", della stessa "The Unforgettable Fire", energia allo stato puro, e ancora negli States non si sono spenti gli echi del successo di "Sunday Bloody Sunday" contenuta nel lavoro precedente, "War".
Gli U2 fanno uscire questo EP "anomalo" (fra poco spiegherò perché) a maggio del 1985 solo in vinile e solo in Stati Uniti, Giappone e Brasile. Tutto ciò al fine di promuovere ulteriormente il tour di "The Unforgettable Fire" nei paesi storicamente più "duri" verso un certo tipo di musica, ma contemporaneamente paesi che storicamente se si innamorano di qualcosa sanno trasformare brevemente l'interesse in pura idolatria (il livello di casualità raggiunge qui i minimi storici...).
Le anomalie di questo EP non sono poche: innanzitutto, si scelse di promuovere il tour americano e asiatico con un disco "preparatorio" di sole quattro tracce, il tutto ovviamente low price, e fin qui ci può stare. Le tracce scelte costituiscono la prima sorpresa: niente "Sunday Bloody Sunday", niente "Pride", niente inni insomma... Ma la versione di "Bad" che apre il disco è da brividi. Pochissime volte ho sentito gli U2 fornire così tanta intensità ad un brano che oggi può essere annoverato fra i "manifesti", ma che allora era da considerare alla strenua di un inedito. Il fatto che la mia pelle sia passata dallo stato di "d'oca" a normale solo dopo alcuni minuti dalla fine del brano testimonia il pathos che cerco di descrivere. A seguire, stesso discorso dicasi per "A Sort of Homecoming" con le urla di un giovanissimo Bono a sintetizzare lo stato d'animo di chi in Irlanda in quegli anni usciva di casa senza sapere se ci sarebbe tornato.
Ulteriore stranezza: a dispetto del titolo dell'EP (che significa "Perfettamente svegli in America"), le due tracce dal vivo appena menzionate non sono state affatto registrate negli Stati Uniti, né nel resto di tale continente: "Bad" fu infatti registrata il 12 Novembre 1984 a Birmingham in Inghilterra; e addirittura "A Sort of Homecoming" è live ma fino a un certo punto: infatti quella registrata è la versione eseguita durante il soundcheck del concerto di Londra allo stadio di Wembley, quando ancora i cancelli erano chiusi!!! Un abile mixaggio ha fatto in modo che applausi e urla del pubblico apparissero in un secondo momento.
Le stranezze continuano: addirittura due inediti, "The Three Sunrises" e "Love Comes Tumbling", che odorano di bassa fedeltà (cosa pressoché impensabile per gli U2), strana idea per chi vuole promuovere un tour in altri continenti. "The Three Sunrises" è una specie di preghiera rivolta al sole, qui visto come autentica divinità, ed è un pezzo senza infamia e senza lode, sicuramente non lo annovererei fra gli indimenticabili, ma anche qui entra in gioco la strizzatina d'occhio verso il pubblico statunitense più propenso al lato spiritual degli U2, che guardacaso proprio quell'anno trovava il suo apice in un pezzo come "MLK". Diverso il mio parere su "Love Comes Tumbling": quell'atmosfera lo-fi rende questa canzone una delle più cupe del quartetto irlandese, un riff di semplicità scolastica ma che rimane incastonato nella memoria, un cantato stranamente "basso" di Bono e la batteria sempre sullo stesso tempo senza mai una variazione fanno di tale brano uno dei più minimali del repertorio U2, non si capisce come non abbia trovato spazio in alcun album.
C'è da dire però che gli U2 sono stati da sempre autentici cultori dei B-side, si può dire che esista una vera e propria seconda discografia di Bono & Co. che non tutti conoscono, ma che andrebbe rispolverata visto che nasconde come in questo caso delle autentiche perle che meritano, nel peggiore dei casi, almeno cinque minuti della nostra attenzione.

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