Cappellacci da cowboy, stivali, jeans e "three chords and the truth". Questi erano gli U2 negli anni '80: un miscuglio di pretenziosità, idealismo (chissà...) e una seriosità che, se da un lato poteva dare luogo ad album poetici e sognanti come "The Unforgettable Fire" e "The Joshua Tree" (oltre a "Boy", tutto malinconia e ardore giovanile) dall'altra poteva farli sembrare un gruppo di predicatori capaci soltanto di fare sermoni e urlare appelli per la pace. Negli anni '90, semplicemente, gli U2 hanno provato a divertirsi, ad essere ironici, strafottenti, decadenti: ci pensò "Achtung Baby", con le sue distorsioni e le sue atmosfere pregne di paranoia e solitudine a cancellare quell'immagine rigida e scomoda.
Il cambiamento fu radicale, e lo si può ammirare alla perfezione in questo scoppiettante e coloratissimo DVD: un palco che fa paura solo a guardarlo, schermi giganti che vomitano slogan ("Rebellion is packaged", per esempio), immagini e colori a tutta birra, Adam che sembra un teppistello da strada e Bono che fa il bello il cattivo tempo con i suoi travestimenti, tra pantaloni in pelle, vestiti di lamè dorato e sigari cubani. Tre accordi e la verità, si diceva.
Invece no: dopo un intro assolutamente fuori di testa (spezzoni di film di propaganda nazista, frammenti di filmacci horror di serie b, partite di calcio e chi più ne ha più ne metta) Bono compare sul palco tutto vestito di plastica nera con degli enormi occhialoni "a mosca": "Zoo Station" è la prima canzone, e ci si rende conto di quanto le cose siano diventate strane: le pose di Bono sono esagerate, lascive, strafottenti: insomma, sembra che abbia ucciso il vecchio bardo della pace e della religione, o almeno che lo abbia nascosto molto bene dentro di sè, e si direbbe che abbia imparato qualcosa da vecchi mattacchioni come Mick Jagger e David Bowie. La folla è in delirio: la band è su di giri con i riff e le melodie e Bono, come appena detto, è ormai uno showman. Ben sette canzoni di "Achtung Baby" si susseguono prima di "New Year's Day", tra le migliori una chiassosa e giuliva "Mysterious Ways" (con l'apparizione della ballerina e futura moglie di The Edge Morleigh Steinberg) e "Until The End Of The World" (dal finale ossessivo e rumorosissimo) mentre "One" è bella come al solito anche se è strano sentirla così presto nella scaletta. Prima di "Even Better Than The Real Thing" Bono recita un po' la sua parte: fa domande al pubblico, si diverte a cambiare canale sui megaschermi posti dietro la batteria di Larry (che con quella barba ha un aspetto molto irsuto) e chiede: "non siete venuti fin qui per guardare la TV, o sbaglio?". Insomma, tutto all'insegna dell'esagerazione, del divertimento, della follia totale. Bono e soci si sono dilungati sulle presunte motivazioni satiriche di cotanto dispiegamento di mezzi (il tutto sarebbe un attacco alla società manipolata dai media, dove la guerra del Golfo si confonde con i film d'azione e la pornografia va bene anche a mezzogiorno) ma per quanto mi riguarda, le cose vanno bene anche così come si vedono: colori, rumore e "attitude" era proprio quello di cui la band aveva bisogno.
Il gruppo si concede persino alcune cover, la dolcissima "Unchained Melody", chitarra e voce, e la reediana "Satellite Of Love" (meglio dell'originale a mio avviso, con addirittura un'apparizione del vecchio Lou sui megaschermi che mi ha ricordato il Dixie di "Neuromante") mentre sullo schermo scorrono slogan, numeri (qualche "666" alla faccia della fede oltre a date e cifre assolutamente assurde) e aforismi surreali come "Mock the devil and he will flee from thee" (citazione miltoniana, se non ricordo male). Tra riesumazioni del loro polveroso passato ("Angel Of Harlem" tutta confidence e divertimento ma senza i fiati, la disperata "Running To Stand Still" con tanto di finale di fumi e luci colorate, la sempreverde "With or without you" con Bono vestito da Macphisto) tuffi nel loro ultimo materiale (l'accoppiata "Daddy's Gonna Pay For Your Crashed Car"/"Lemon", con la band in divisa da soldati del pianeta Zooropa ad esclusione di Bono, che sfoggia un altisonante e quasi ridicolo vestito in lamè dorato, trucco bianco e corna da diavolo) la band piazza un paio di colpi vincenti: l'uno-due tra "Dirty Day" (cupissima e feroce, terribilmente sottovalutata) e "Bullet The Blue Sky" (malevola come al solito, con un The Edge ancora più pageano del solito) e la cover finale di "Can't Help Falling In Love", subito dopo quella sorta di requiem che è "Love Is Blindness": la band lascia il palco mentre i credits cominciano ad apparire sullo schermo e il pubblico sembra essere caduto in uno stato di torpore e attesa. Ma la band è ormai andata via e le luci si sono spente. Sipario.
Insomma, si tratta di un concerto che lascia stupiti e non poco: gli U2 si sono lasciati alle spalle la loro vecchia immagine e l'hanno sostituita con qualcosa che non è neppure imparentato con il loro vecchio stile. La band, poi, sembra perfettamente a proprio agio con una simile impresa: la voce di Bono è al top (raramente l'ho sentito così privo di cedimenti, nei video live) e la band dimostra di saper gestire alla perfezione le nuove sonorità, con un approccio pieno di confidenza e sicurezza. Coraggioso, certo, ma anche furbo: un po' l'uno e un po' l'altro, opportunismo e intrapredenza che vanno a braccetto. Comunque, il divertimento è assicurato. Tutto il concerto è girato in uno stile "realistico" (ovvero privo di sequenze troppo leccate e pulitine) in 4:3, mentre per l'audio sono a disposzione il PCM stereo, il Dolby Sorround 5.1 e il DTS Surround 5.1 (cosa sono? lo ammetto: non lo so). Una vera chicca è l'inserimento del secondo DVD disponibile nella confezione: tre documentari sulla realizzazione del tour, con interviste alla band e a Paul McGuinness, gli spassosissimi stacchetti del "confessionale" (dove un tizio confessa senza troppi patemi di avere un amico che pur essendo malato di AIDS continua a scopazzare a destra e manca con disinvoltura) una versione karaoke di "Numb" (alla quale proprio non riesco ad andare dietro) e alcune bonus track come "Trying' To Throw Your Arms Around The World" e "The Fly" tratte dal concerto tenuto allo Yankee Stadium durante lo stesso tour.
Insomma, una vera girandola di colori, follie e pose: in attesa della nuova versione in DVD del Live a Città del Messico del PopMart Tour (la cui uscita è stata posticipata proprio in questi giorni ad una data inprecisata del mese di luglio) vi invito a godervi questo calderone rumoroso e affascinate. E chissà che non si possano lasciare da parte, ogni tanto, quei tre accordi e la verità.
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