Elephant in the room. È questa l'espressione che usano gli anglofoni per indicare un problema enorme, sotto gli occhi di tutti, che però si preferisce ignorare, di cui non si vuole parlare.
Depressione... cos'è la depressione? Non è tristezza. Non è essere di pessimo umore. Non è un futile piagnisteo o una questione di volontà. È una vera e propria malattia, un veleno, un nemico che pensi di aver sconfitto e torna a colpire più forte di prima. Depressione è stare immobili sul letto a fissare il vuoto provando il vuoto dentro di sé. È l'acuta consapevolezza che non si potrà mai più essere felici. È ciò che fa odiare il mattino e agognare la sera, il sonno, la pace momentanea dalla vita.
"Coraggio, sei solo triste, tirati su...", "Esci, vai al cinema, svagati, vedrai che ti passa...", "Smettila di piangerti addosso e vivi la vita...". Quanto è difficle entrare nella testa di una persona depressa. Quanta incomunicabilità c'è con chi non ha mai provato certe cose, chi credendo di consolare e aiutare spesso rigira il coltello nella piaga. E allora tu sorridi, perché un sorriso non ti porterà a spiegare ciò che comunque non possono capire. Viviamo in una società fasulla, che non accetta, non tollera più la vecchiaia, la morte, le malattie, una società di nudi scolpiti e di plastica, dove i disabili, i sofferenti, i disturbati diventano gli invisibili...
Fino a poco tempo fa, credevo che Uboa fosse un personaggio di Yume Nikki. Invece è anche il nome d'arte di Xandra Metcalfe, una ragazza australiana il cui progetto musicale, partito da coordinate Doom/Sludge Metal, ha virato sempre di più verso lidi Noise e sperimentali.
La copertina di "The Origin of My Depression" è una foto scattata in ospedale dopo un tentativo di suicidio. Già questo dovrebbe darvi un'idea dell'opera. Un'opera estremamente sofferta e personale, dove Uboa riflette dolorosamente sulla propria malattia mentale. L'opener "Detransitioning" è un manifesto: inizia con un piano malinconico che accompagna i mugugni di Xandra, evolve in un passaggio di pura voce e sfocia in scariche Harsh Noise fino al terrificante finale. La successiva "The Origin of My Depression" è un monologo su una base Dark Ambient e un tappeto vocale spettrale che esplode nelle urla disperate con cui l'autrice cerca di buttare fuori tutta la sua merda, il suo dolore. L'inquietudine asfissiante di "Lay Down and Rot", le spaventose bordate al vetriolo di "Please Don't Leave Me", le percussioni inesorabili, pugnalate all'anima di "An Angel of Great and Terrible Light"; tutte queste canzoni presentano un climax che ben rappresenta la depressione, dove tutto parte con un pensiero insignificante e finisce per travolgere e annichilire. Si giunge alla conclusiva "Misspent Youth" esausti, feriti, turbati; dieci minuti che dipingono l'apatia, la mestizia, il rimpianto degli anni che scorrono silenziosi mentre gli altri riescono ad affrontare e vivere la vita.
Alla fine, dopo un'ultima nota di pianoforte, sembra che Uboa prenda gli strumenti e se ne vada. Ha fatto ciò che voleva, ciò che doveva: esternare il suo tormento interiore. Ma qual è, allora, l'origine della sua depressione? La risposta è che non ce n'è una sola: la transfobia, la discriminazione, l'amore non corrisposto, ma soprattutto l'alienazione socioeconomica dovuta a una società malata.
Un album che amerete o odierete. Un album che forse andrebbe ascoltato tutto d'un fiato e una sola volta, per poter vivere un'esperienza. Un album dove chi ha sofferto o soffre di depressione ritroverà se stesso; dove i fortunati che non ne hanno mai sofferto potranno avere un'idea di cosa si prova.
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