Niccolò Moriconi, in arte Ultimo, si svela con questo album (Pianeti appunto). La depressione costante, cronica, intrinseca di una società ormai stanca, bramosa delle correnti di pensiero forti, emerge con prepotenza in questi brani e lo fa in maniera velata ma esplicita. Molte volte ci siamo chiesti: "Perché un ragazzetto che canta della vita e dell'amore (come fanno tutti gli artisti del resto), dovrebbe essere così amato?" Bè, in verità sono amati anche altri cantanti giovani che personalmente reputo inascoltabili ma non credo sia questo il punto. Lui riesce a rimpire l'Olimpico di Roma.. insomma niene a che vedere con gli altri giovanotti che non ho citato. La verità è che ragazzi e adulti vedono qualcosa di speciale nelle sue canzoni: i primi lo sentono vicino, lo vivono come fosse l'amico famoso che potrebbe usicre al pub con loro la sera, i secondi come "uno serio" in mezzo ad un mare di rumore.
Chiave: una canzone che sta "in mezzo", tra l'Ultimo degli esordi che rappava e l'Ultimo melodico che ora ancora canta. Viene sottolineata la grande sofferenza di chi perde qualcuno o qualcosa. Un amore, un amicizia, qualsiasi cosa. Nel video della canzone si accenna ad una una desolazione infinita che mette al centro i soggetti: unici, particolari, privi di conformismo. Tutti diversi e singolari. Come siamo tutti. Alla fine anche questa canzone è raccontata per loro. Per noi individui inimitabili. Per ciascuno di noi.
Pianeti: sottolineare l'attesa di qualcuno (di quella persona!) che aspettiamo con bramosia e allo stesso tempo il fatto di essere ultimi. Quello che viviamo spesso: aspettiamo qualcuno, aspettiamo quella persona, aspettiamo qualcosa che poi alla fine non crediamo possa arrivare perchè ci sentiamo ultimi. Ma forse non lo siamo per davvero.
Sabbia: l'amore domina in questa canzone, domina la tristezza individuale e la sofferenza di quando si perde qualcuno, di quando ci si sente fuori posto nella società. Parla di una sofferenza che ciascuno vive in solitudine nella stanza della propria vita senza che vi siano finestre a cui affacciarsi per poter urlare al mondo quello che si prova. Una condizione che provano spesso tutti ma che in realtà viene spesso sminuita e minimizzata. "Ma ti giuro che da sempre io punto all'eccellente, se devo avere poco scelgo di avere niente.": in questa frase si racchiude la forza di chi sta male. Sono quelli che non si accontentano, quelli che lotttano e che stanno male se ciò che ottengono non è quello che si erano prefissati. Sono loro quelli che staranno meglio, ma ancora non lo sanno. Il cantante è la prova vivente di questo.
Racconterò di te: sembra un testo di quelli che scrivi di sera, di getto, prima di andare a dormire. Tanto poi non chiudi occhio comunque. Tanto poi alla fine la vità è così complicata che se anche provo a riordinarla non ce la faccio. E allora scrivo di getto e quello che scrivo lo canto. Sì, lo canto perchè è bello urlare al mondo quello che provo e quello che penso della vita. Non piacerebbe anche a voi? Prendere, scrivere qualcosa che vi emoziona e sbatterlo in faccia al mondo. Senza paura di mostrare una debolezza. "Racconterò a mio padre che la notte non dormivo, mi giravo dentro al letto e ripensando lo piangevo." Mi sembra che questo sia uno di aquei pensieri, di quelli che si scrivono di getto la sera, magari davanti ad una birra e con gli occhi lucidi. Uno di quelli che quando poi lo scrivi è tamente semplice che fa piangere.
Sogni appesi: un pianoforte, una voce calda ed ecco nascere "Sogni appesi". Ma quanto cazzo sono pochi i cantanti che fanno così oggi!?
C'è da dire che in sottofondo alle canzoni di Ultimo ci sono sicuramente l'amore (per una persona, per la vita, per una particolare condizione) e una percezione esistenziale globalmente pessimistica. Questa è la critica che gli si può fare. Vero. Ma credo anche che questo sia ciò che piace davvero a chi lo segue: la sua sincerità e la sua voglia di esprimere pensieri con quella vena pessimistica.
Alla fine di tutto ci resteranno due cose: la poesia sulla vita e le note di una canzone.
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