Novembre 1994.
Il mondo della musica incontra "Bergtatt" disco d'esordio di una band norvegese si dice dedita al Black Metal, gli Ulver ("Lupi"). L'impatto che quest'opera ebbe sulla scena resta indelebile.
Se metà dei gruppi dei nostri giorni che suonano (o almeno dicono di fare...) Black Metal con influenze acustiche e Folk non avessero avuto Bergtatt come modello non sarebbero mai nemmeno nati. Un'elegante commistione di partiture tirate nel tipico Norwegian Black Metal e stacchi dal sapore Folk quindi e primo capitolo di una trilogia diventata leggendaria.
Forti del successo (soprattutto di critica) ottenuto con "Bergtatt" gli Ulver invece che riproporre una fusione delle due essenze della loro musica decidono di separarle totalmente. Dall'anima Folk ed acustica degli Ulver (dall'anima Black nascerà il grezzissimo ed efferato capolavoro "Nattens Madrigal") vede la luce questo incredibile "Kveldssanger" ("canti della sera"), vero e proprio gioiello musicale. Composto di 13 traccie quasi tutte strumentali, interamente acustico ed incentrato su tematiche riguardanti la vita quotidiana nella Norvegia rurale "Kveldssanger" è qualcosa di indescrivibile ed assolutamente unico.
Gli arpeggi delle acustiche e la profonda voce di Garm qua e la accompagnato da cori sommessi sono riusciti a ricreare in soli 35 minuti attorno a chi vi scrive un alone di assoluta estasi. E' impossibile resistere a un suono talmente ammaliante e stupefacente. Non esiste più nè Metal, nè Folk, nè altra definizione che sia in grado di inquadrare ciò che "Kveldssanger" rappresenta nella sua inarrivabilità, perciò forse per questo è un esperienza utile superare facili pregiudizi e cogliere la disarmante bellezza dei Canti della Sera.
Ed allora diventa semplice chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare nelle note. Questa è musica che davvero riporta a fantasie sì arcane, ma che derivano dalla quotidianità di paesaggi conosciuti e preziosi. Come la pioggia in un bosco, o il sole che sorge sulle montagne. Le note sono solo strumenti per un fine maggiore : l'estasi completa e l'unione con la musica nella sua più
minimalista e primitiva essenza. Prendiamo "Ord" seconda traccia ad esempio: in soli 17 secondi sono concentrate una quantità di sfaccettature artistiche incredibili. Una musica che sembra provenire da epoche remote ma che al tempo stesso è una musica quotidiana, ottima per i momenti bui, o anche solo per rilassarsi. In questa tela ora malinconica, come nell'opener "Ostenfor Sol og Vestenfor Maane", ora eterea, come in "Hiertets Vee" o in "A Cappella", ora cupa come nella conclusiva "Ulvsblakk" ci si ritrova ammaliati, supiti, confusi.
Un disco per tutti e per nessuno, e che rappresenta un alternativa (nel senso più profondo del termine) alla solita musica, dato che qui usciamo vermente da ogni definizione per entrare nell'indefinito, in una dimensione sospesa nel nulla.
Un consiglio finale: ascoltate "Kveldssanger" al tramonto, sdraiati sul vostro letto e quando nessuno è in casa. Isolatevi da tutto il resto e lasciatevi cullare...
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