TRUE NORWEGIAN BLACK METAL
AAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH
Otto tracce che sembrano registrate in presa diretta nel vostro cesso rappresentano l'addio e una sorta di testamento spirituale degli Ulver (lupi in norvegese) al black metal e al metal in generale.
Dopo i primi tre album: Bergtatt, in linea con le coordinate di questo Nattens Madrigal e Kveldssanger che pare fosse una sorta di album solamente acustico, gli Ulver, o ciò che ne è rimasto si sono dati al trip-hop e all'elettronica più bieca. In un anno, il 1996, in cui uscivano per la maggior parte lavori poco più che discreti da gruppi che cercavano di emulare i grandi dei primi anni 90, in parte dispersi, quali Dodheimsgard, Ved Buens Ende, Aura Noir o Cadaver Inc., giusto per citare l’elite norvegese dei copioni, un disco così genuino da parte di un gruppo presente fin dagli albori nella scena non poteva che diventare un cult. Poi il fatto di essere stato registrato nel bel mezzo di una foresta norvegese o il fatto che da sempre gli Ulver si rifanno al tema della licantropia aggiungono ulteriore fascino a un disco davvero grezzo e…cazzone ma allo stesso tempo bellissimo. Riff gelidi e taglienti, la batteria, per i pochi momenti in cui si ha la fortuna di sentirla, è impegnata in costanti e precisissimi blastbeats à la Marduk e su tutto lo screaming acido e talvolta irritante di Garm, che possiamo trovare all’opera anche negli Arcturus o nei primi Borknagar.
Grazie agli splendidi riff di chitarra, a volte rabbiosi, gelidi quasi nevrotici, e altre volte invece dolcissimi come in Wolf and Passion o epici come in Wolf and Destiny ma sempre in tremolo picking dall’inizio alla fine, che disegnano melodie bellissime e facilmente assimilabili, le otto tracce scorrono senza pesare più di tanto sul nostro udito o magari affaticando eccessivamente il nostro caro cervello.
Un disco che farebbe gelare il sangue nelle vene a chi non ha mai ascoltato nulla di più cattivo degli Iron Maiden, un disco in cui si cela l’essenza del Black metal norvegese da avere a tutti i costi almeno per potere leggere i testi scritti in un inglese a dir poco sputtanevole.
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