Veri e propri padri dell'alternative country gli Uncle Tupelo nascono nella seconda metà degli anni Ottanta a Belleville, nell'Illinois. Jay Farrar e Jeff Tweedy, cresciuti con le ballate di Hank Williams e la tradizione di Woody Guthrie, Leadbelly e della Carter Family, riescono pienamente nell'intento di fondere questi amori roots con l'altra loro grande passione, quella per il punk e il noise (Black Flag, Husker Du, Sonic Youth). Il loro esordio è appunto "No Depression", titolo di un pezzo anni Trenta sulla Grande Depressione della stessa Carter Family (a testimoniare l'importanza di questo disco ci sarà la nascita di una rivista che porta tale nome e si occuperà dei nuovi fermenti country).

Coadiuvati dal preciso batterista Michael Heidom i due leader danno vita ad un album vibrante che trova i suoi vertici nella potente Graveyard Shift, una stupenda cavalcata quasi hard-rock, e nei sapori tipici della intensa Whiskey Bottle (forte anche di una ottima versione acustica), oltre che nelle cover della title-track, abbastanza fedele all'originale, e nella rivisitazione del classico John Hardy di Leadbelly. La musica rabbiosa ed efficace si accompagna a dei testi piuttosto dimessi, in cui Farrar si dimostra attento scrutatore della realtà quotidiana. Da segnalare anche la veloce Train, la più tipicamente rurale Screen Door e la versione "metallica" di Blues Die Hard (presente nella ristampa).

Nonostante non siano stati i primi a prodigarsi nella ricerca di un connubio tra punk e country gli Uncle Tupelo si sono quindi dimostrati degne icone del movimento virando nei successivi tre lavori verso una matrice prettamente folk debitrice di Gram Parsons e Neil Young, per poi sciogliersi a causa dei dissidi tra Farrar, il quale fonderà i Son Volt, e Tweedy, leader dei più famosi Wilco.

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