Correva il 2006, quando gli Unexpect partorino quella che io considero, personalmente, una piccola perla. Rispetto al loro lavoro precedente, questo album è davvero molto più sperimentale. In campo troviamo un bassista a nove corde, un batterista, un violinista, uno che lavora alle tastiere, una cantante e due chitarristi cantanti anch'essi.

La prima canzone parte con il piano accompagnato da un motivo elettronico, che si conclude con le voci dei tre cantanti assieme. Il violino è una costante di tutto l'album, e la voce della bella Leilindel non è davvero male, anche se in certi tratti un pò nasale. L'unica pecca di questo album è probabilmente la registrazione, che in certi punti offusca e rende confusi certi passaggi. La seconda canzone, "Feasting Fools", è più influenzata dal Death metal e un poco meno sperimentale, anche se conserva passaggi davvero interessanti che si discostano completamente da quello che è il Death in se. La seguente "Desert Urbania", che parte con un piano come la titletrack, amalgamandosi poi con il violino e il cantato. Va detto che la cantante non usa solo il Clean, ma anche lo Scream, e i due chitarristi cantano sia in pulito che in Growl (o Grunt), facendoci godere in pratica di 6 voci. La traccia dura 7:29 secondi, ma non annoia per niente, o non me almeno.

Quasi tutte le tracce dell'album sono su una durata medio-lunga, ma l'album non sembra risentirne affatto. Dopo la buonissima "Summoning Scenes" viene il turno della più sperimentale di tutto l'album, "Silence_011010701", quasi completamente computerizzata, con l'ausilio del violino. Non dico altro, ascoltatela e giudicate voi, forse non piacerà a tutti.
"Megalomaniac Trees" parte più spedita, dato che la precedente non ha dei toni molto aggressivi, e si distingue per l' ampio uso del violino e per un passaggio che ricorre molto frequentemente per tutta la canzone, ma che trovo bellissimo e culmina con la voce pulita dei cantanti. Verso la fine del cd si passa per tre tracce che porta lo stesso nome, allungato in modi diversi.
"The Shiver Another dissonant chord" è anche essa molto sperimentale, con le voci della cantante sovrapposte, in un crescendo che culmina nella estremamente frenetica e caotica "The Shiver Meet me at the carrousel". Nella successiva "The Shiver A clown's mindtrap" il violino è di nuovo molto presente, con un coro eseguito di nuovo all'unisono.

L'ultima canzone parte sempre con esso, ma la colonna portante sono i riff taglienti e le tastiere, per 11 minuti di durata. Tastiere che ci accompagnano per tutto l'album, a volte come sottofondo, a volte emergendo con melodie proprie.

A mio avviso tutto l'album merita molto non ho trovato una sola traccia brutta, anche se alcune spiccano più di altre. Alcuni trovano questo album noioso e banale, altri una chicca. Io sono fra questi ultimi, e voi?

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