Primi anni '80, anni di grandi mutamenti musicali, un periodo duro per quelli come me, malati di progressive, krautrock e zeuhl, tacciati di ascoltare musica irrimediabilmente vecchia e presi continuamente per i fondelli dagli amici new wavers e post punkers.
Una sera viene a trovarmi uno di questi amici, mi scrocca un caffè e un whisky e prima di andare via, con una smorfia di disprezzo, mi posa un vinile sul tavolo dicendo: tieni, me lo hanno regalato ma a me fa schifo, a te sicuramente piacerà con i gusti del cazzo che hai, ciao.
Il vinile in questione è "Ceux De Dehors" del 1981, di un fantomatico gruppo belga, gli Univers Zero. La maggior parte dei brani è firmata da tale Daniel Denis che nel disco suona la batteria e le percussioni. Colgo con piacere la similitudine con Christian Vander degli amati Magma e incuriosito metto il vinile sul giradischi e ascolto il primo brano, "Dense". Rimango affascinato e sconcertato già dopo le prime note di questo brano. La musica che fanno questi belgi fuori di testa non si avvicina minimamente a nulla di quello che ho ascoltato prima, è una sorta di musica strumentale elettroacustica dove, appoggiandosi ad una base ritmica potente e fantasiosa di matrice rock si intersecano e si sovrappongono corni, violini, viole e tastiere varie in un continuo variare di tempi e controtempi, assonanze e dissonanze, silenzi e cacofonie.
Lo stupore aumenta con l'ascolto della seconda traccia "La Corne Du Bois Des Pendus". Qua l'atmosfera si fa decisamente più cupa e drammatica, violini spettrali, accordi di organo che sembrano le trombe dell'Apocalisse, cori e lamenti i anime perdute sono il tratto fondamentale di un brano molto "visivo" che proietta la mente nel più profondo girone dell'inferno. Gli altri brani del disco sono ugualmente notevoli, con una menzione particolare per la breve "La Musique De Erich Zann". Erich Zann è il protagonista di un racconto di H.P. Lovecraft, costretto a suonare continuamente la viola perchè questo è l'unico modo per tenere fuori di casa una"cosa" orrenda che preme per entrare dalla finestra. Il brano trasmette la stessa angoscia del povero suonatore che, pazzo di terrore e allo stremo delle forze, cerca inutilmente di opporsi all'inevitabile.
Naturalmente dopo questo ascolto acquistai anche i dischi precedenti degli Univers Zero, "1313" del 1977 e "Heresie" del 1979, lavori che non si discostano molto da "Ceux De Dehors" ma che forse sono anche più cupi e "difficili", poi ho continuato a seguirli e ad acquistare i loro lavori successivi, "Uzed" del 1984, "Heatwave" del 1986 (dove fanno capolino anche i sintetizzatori) ambedue splendidi e forse più moderni e "accessibili" (tra virgolette) dei primi 3 album. Seguirà poi un lungo periodo di silenzio e infatti il loro lavoro successivo "The Hard Quest" è del 1999, seguito da "Rhythmix" del 2002 e "Implosion" del 2004. Sono 3 lavori interessanti e godibili, nei quali gli Univers Zero abbandonano progressivamente i lunghi brani suite dei loro album precedenti a favore della forma "canzone" ma che denotano una certa ripetitività e un calo di tensione compositiva che a mio parere li rendono inferiori ai loro lavori precedenti. Sono episodi a parte "The Crawling Wind" uscito nel 2000 che però è costituito da brani composti nel 1983 (forse provenienti dalle sessions di "Ceux De Dehors") e il live del 2006.
In questi 30 anni e più di carriera degli Univers Zero la vera anima insostituibile del gruppo è stato ed è tuttora Daniel Denis, batterista molto tecnico e fantasioso, attorno al quale si sono avvicendati tutti gli altri musicisti.
Un grande gruppo quindi, la cui musica è difficilmente etichettabile, e infatti per descriverla sono stati tirati in ballo complessi rock come King Crimson, Gentle Giant, Magma e compositori classici come Varese, Stravinky e Bartok ma che probabilmente sono paragonabili soltanto ai feancesi Art Zoyd, un'altra grande band alternativa che meriterebbe sicuramente maggior considerazione e risalto. Anche qua su DeBaser. Saluti.
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