E anche il Belgio ci regala una chicca della musica "colta". Minacciosi, occulti e grand-guignoleschi, nel 1977 Roger Trigaux e Daniel Denis si addentrano nei meandri più orrorifichi della scena progressiva. Tutto quello che Zappa aveva sfornato con "Uncle Meat" e i Magma e gli Henry Cow con i loro capolavori il combo belga lo elabora e lo impregna di chiaroscuri. Anzi, le sonorità sono del tutto minacciose, scostanti e il fagotto di Berckamns e il violino di Hanappier sono gli elementi basilari. Trigaux alle tastiere e Denis alla batteria riescono a inerpiscarsi in suoni che neanche il Fripp più malsano potrebbe pensare. Da essi si diramano disegni raccapricianti, sensazioni opprimenti e l'idea di far trascorrere l'orecchio in micidiali gironi danteschi.

"Ronde" è il capostipite dell'esordio e racchiude in toto l'idea degli Univers Zero. Si lascia da parte l'improvvisazione ma si riescono a drammatizzare melodie per minuti, senza cadere nella staticità o nella cacofonia, ma stabilendo una persecuzione continua. Paesaggi crepuscolari si diramano in mezzo a noi e si marcia percossi dai suoni opprimenti.

Nel 1979 vi è "Heresie" a incastrare ancora di più il sound nella più pura morbosità. Il torvo inizio di "La Faulx" ci imprigiona senza pietà per venticinque minuti. I cupi dialoghi degli strumenti sono del tutto superbi e si incastrano sublimi in una scatola sonora. A rendere più immaginifica la situazione ci pensano le urla in sottofondo e i più disparati rumori.

Si ferma il tempo in questa selva oscura che ci piomba all'improvviso. "Jack The Ripper" è l'altra vetta dell'album. Banchetti blasfemi danzano nell'aria e un movimento maggiore del ritmo inaugura le loro grandi abilità jazz rock. Dopo di ciò abbiamo la dipartita di Trigaux e, senza dubbio, i primi due lavori rimangono ancora oggi per pochi eletti e in un alone misterioso.

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