Chris Spencer e red-imbrattata, obitorica, malsana-congrega, riprende il proprio artisticamente vitale, grottesco percorso dopo ben sette (lunghi) anni di “fermo-biologico”.

Il cruciale punto di restart/reprise è esattamente quello noise-verticistico contenuto e assai noto agli Unsane-aficionados ("Scattered, Smothered.."): pressoché saltato a pie-parì l’ottundente monolitismo/clangorico dell’ultimo lavoro in studio “Occupational Hazard” (non del tutto convincente secondo chi vaneggia), gli 'Insani' originari et per eccellenza, in classica formazione tipo, si riappropriano con assoluta naturalezza del lurido e sanguinario scettro di efferata tellurica noise rock-realtà più autenticamente credibile nonché fautrice del magma-sonico più (positivamente) malsano della grande mela.

Se non è (humano)sangue, dolciastro, nauseante, appiccicoso, ributtante quello che (a occhi chiusi...) fluentemente cola/sgorga copioso dagli altoparlanti del rabberciato (ed intimidito) impianto pseudo-plunderfonico, davvero poco ci manca. Un suono/materia dotato di una organica, specifica e “corposa” (et corporea)densità.

“Blood Run” potrebbe essere la perfetta linea guida musicale per le maledizioni visionarie (The Addiction) di Ferrariana cinematografica memoria: un suono a-melodico, greve, sublimemente distorto, sordido, ma contestualmente dotato di rigenerante ed entusiasmante vivida efferatezza. Obviously (e grazie al cielo) la lacerante substanzia acustica plasmata in questa rapida mezz’ora di pericolosa, viscida discesa nei luridi meandri della psiche (sub)umana è pressoché la medesima dei primi nineties: un soffocante, percussivo, strabordante Noise-Rock spinto al massimo delle deliranti potenzialità und della audio-paranoia esprimibile, catapultato alle sue estreme e spettacolari conseguenze.

Make Them Prey” scortica letteralmente la pelle di dosso con quelle (riconoscibili) trancianti chitarre circolari, "D Train" fa letterale tabula rasa di ogni roseo possibile tranquillizzante convincimento: inesorabile con le sue fragorose folate percussive o ancora “Release” un autentico muro sonoro in cui ci invitano/obbligano, senza pietade alcuna, a sfracellarci. Il baratro acustico in cui ci spingono e costringono lascia sinceramente attoniti ed (totalmente) appagati per salvifica, ferocia e assassina audio-lucidità... una (another) oscura dimensione nella quale si riteneva Unsane non avesse più le audio-potenzialità per cacciarci.

Perdindirindina, davvero impressionante.

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