Questo disco dura poco, meritava un ulteriore sviluppo, come ad esempio "So Far, So Good,So... What?" dei Megadeth ad esempio. E invece no, si ferma lì, dieci pezzi compresi intermezza strumentali ed un vecchio brano del 1995. In tutto, mezzora scarsa. Peccato, certi dischi vorresti che durassero almeno tutto il giorno. Ma i lati negativi di questa release finiscono qui.

Il nuovo album dei palermitani Untory, dall'altisonante e riuscito titolo "The Roots Of Pestilence" si presenta con un'elegante confezione digipack che ha poco da invidiare a prodotti ben più blasonati. Si tratta di un nuovo inizio per la band, una nuova formazione che cerca di dare continuità al nome Untory, in pista dagli ormai lontani anni Novanta. Saltando l'inutile intro, un dissonante ed acuto riff di chitarra (soluzione simile è adottata anche nel pezzo "Untory") apre la titletrack, che si muove su coordinate vicine agli ultimi Immolation per quanto riguarda la batteria impetuosa e a Trey Azagtoth dei Morbid Angel per gli assoli.

Proseguendo nella tracklist troviamo anche momenti più tirati che non potranno non conquistare i fans dei Cannibal Corpse, il tutto però suonato con uno stile di chitarra quasi chirurgico (ancora Immolation). Molto efficace e lancinante lo screaming, un po' meno il growling, a volte troppo umano per impressionare qualcuno nel 2011. La produzione è decisamente buona, certo non abbiamo i suoni che Erik Rutan piazza nei suoi dirompenti prodotti (sentire gli ultimi due album dei Cannibal Corpse), ma a livello nazionale e avendo a che fare con una band che cerca di ripartire quasi dal nulla non si può chiedere di meglio.

ON AND ON SOUTH OF ITALY!

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