“Prima di scrivere una DeRecensione è bene tu sappia che…
Magari qualcuno l’ha già scritta!
Verifica con il DeMotore di ricerca che l’opera che vuoi recensire non sia già presente nel magico DeDatabase; se c’è già, decidi tu se è ancora il caso di scriverne una recensione: magari sì (hai altro da dire), ma magari anche no”.
I saggi consigli del sito mi allertano, verifico dunque che questo dischettuòlo non sia già stato sverginato da un altro utente in un’approfondita, minuziosa ed esaustiva analisi musicale. Risultato positivo (ma negativo per me), una di numero la recensione che al momento manda in vacca il programma che mi ero fatto, ovvero riempire il buco della domenica pomeriggio (ammiro voi che vi accontentate della Serie A) scrivendo i miei pareri e le mie idee sugli idioti; volevo dire, su “Idioti”, disco targato 2012 degli Uochi Toki.
… ma, aspetta!
Il caratteristico DeUtente dall’ancora più caratteristico DeNome “O__O” (credo si legga O O fratto) ha espresso un’opinione negativa del disco in questione, mentre io ne avrei una positiva!
“se c’è già, decidi tu se è ancora il caso di scriverne una recensione: magari sì (hai altro da dire)”
Decido che il buco della domenica verrà riempito con sommo piacere.
Quindi seguo il consiglio che mi dà Napo su Le metafore di “Laze Biose” (“Se vuoi cuocere completamente una frittata la devi per forza girare. Sennò ti trovi a mangiare un lato cotto e l’altro no.) ed ecco che comincio la Seconda Recensione del disco Idioti su Debaser. (Spero che qualcuno nei prossimi giorni non voglia emulare William Wallace e irrompere con una mazza ferrata in camera mia mentre dormo).
Partiamo dal principio, e per l’appunto dalla giusta critica che fu fatta a suo tempo nell’altra recensione: Idioti si presenta non tanto come un punto di svolta, quanto come un punto di non ritorno del duo, un’estremizzazione grottesca e talvolta sconclusionata (vedi Perifrastica, contorto gioco di parole, audace quanto demenziale tentativo di stravolgere la lingua).
Premetto però un fatto non trascurabile, ovvero che Ecce Robot e Sberloni valgono quasi da sole l’intero disco: la prima, su base elettronica battuta ,è la magnifica personificazione di un individuo ossessionato dalla scienza (“Sono dipendente dalle scienze, dalle scienze, dalle scienze come fossero chiese dell’atomo.. i miei profeti sono persone che scoprono l’indivisibile, un sapere che accetto come credibile, ma che per me è invisibile”), disposto a sacrificare la sua natura umana pur di rendersi schiavo fisico del sapere scientifico; la seconda invece si presenta come un allucinato resoconto delle inclinazioni gastronomiche di Napo, partendo da quelle più invitanti e comuni per poi terminare con quelle più orride ed improbabili, il tutto tra digressioni varie che spaziano dal pranzo al sacco ai clienti esigenti passando per cuochi incapaci; anche qui le basi di Rico accompagnano perfettamente le pirlate (vedo che a Napo piace molto la parola “pirla”) che vengono sbattute in faccia all’ascoltatore, alcune stravaganti, altre illuminate, più che illuminanti.
La prima posizione della nostra classifica e Tigre contro Tigre sono le cose più assurde che io abbia mai ascoltato, in alcuni momenti mi lasciano terribilmente ammutolito, e in altri mi sorprendono per i tanti significati ironici e dissacranti contenuti nel testo; e poi arriva La recensione di questo disco e gli Uochi Toki mi smontano subito: non serviva che io scrivessi questa recensione cercando di riassumere le sensazioni generali che ho provato durante l'ascolto, perché è impossibile che io possa raccontarvi uno per uno i procedimenti mentali che hanno avuto luogo nella mia testa ascoltando i torrenziali testi di Napo, ogni folgorazione ed intuizione tra le microscopiche sfaccettature; questo disco se avete il tempo dovete sviscerarlo e scomporlo senza farvi sopraffare dal buon senso comune, prendendolo sul serio, senza prenderlo troppo sul serio.
Credo sia impossibile condannarlo così freddamente come ha fatto il buon O__O, , così come non si può innalzare Idioti al miglior lavoro dai tempi di “Vocapatch”, anzi, a rigor di logica sembrerebbe che il loro lavoro uscito a marzo di quest’anno sia il meno godibile rispetto a quelli precedenti (stupefacente la prima trilogia “Vocapatch-Omonimo-Laze Biose”, immensa la seconda “La Chiave del 20-Libro Audio-Cuore Amore ecc. ecc.), eppure restano tanti quesiti e tanta curiosità verso questo disco, a suo modo interessante e originale. Talmente originale che viene da chiedersi, come sarà il loro prossimo lavoro?
Ecco nell’originalità gli U.T. non peccano di certo, ma può l’originalità essere sempre considerata una qualità?
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