A volte capita di ascoltarti un disco al di fuori dei tuoi "ascolti tipici", qualcosa che rafforza la tua idea che non esiste la musica giusta e quella sbagliata, qualcosa di caotico e fuori dal metro e dalla categoria.
Bene ultimamente mi è successo con loro. Loro sono i Uochi Toki, e il disco di cui parlo è "Laze Biose", il loro terzo album.
Definirli rap, o hip-hop sarebbe come dire che il ragno è un insetto o che il pomodoro è una verdura o un qualsivoglia aneddoto da trafiletto di Focus, quindi il modo più vicino alla verità per definirli è:

Riccardo "Rico" Gamondi: Alle basi, che chiamarle basi non si può, non sono alla base di niente, non sono le tipiche "fondamenta" che possiamo delineare in un hip hop tradizionale. Batte il tempo quanto il paradossalmente più "ordinato" collega Napo, scandendo con rumori, baccano, tempi pari che diventano dispari che diventano irrazionali, campionature da cose più improbabili, feedback e synth from outer space con il collo tirato, nei contesti più tradizionalisti (Il primo semestre, probabilmente il brano di cui è più facile disegnare il contorno, ma anche qui, prendetelo con le pinze), dando al tutto il peculiare sapore caotico-elettronico che lascia in bocca l'ascolto di questo disco. Un po' il "dado star" dei Uochi Toki.
Matteo "Napo" Palma: Alle parole, l'identità del dinamico duo. Quando apre bocca è come se svitasse la sua calotta cranica e ci sbattesse in faccia ciò che vi frulla vorticosamente all'interno, un flusso di coscenza continuo che porta a digressioni che dipingono un disegno a spirale, concentrico, con al centro "il titolo". Peculiarità infatti di questo disco (come di Libro Audio) è appunto avere titoli dal preciso ermetismo, parole, precedute dal corrispettivo articolo determinativo che accentua il senso di precisione (I fonici, L'estetica, I batteristi, e via discorrendo), parole che permettono all'ascoltatore di rimanere ancorato a quel sottilissimo filo logico che lega i versi l'uno all'altro, senza perdersi sotto lo tsunami di parole che Napo dispensa inarrestabile, come una macchina.
Testi pungenti, spesso di critica spudorata verso determinate categorie (vedi Il batterista), puntando il dito senza troppi giri di parole, la riscossa degli invisibili (I fonici (aka l'intro)), l'inadeguatezza del mondo all'accogliere l'umanità e viceversa (L'estetica, Le città).

"Laze Biose", è però un disco "senza identità", o meglio, ogni brano è un episodio autoconclusivo, non sembra esserci un nesso logico apparente ad unire le 13 tracce che compongono l'album. Ma in fin dei conti questa è l'identità dei Uochi Toki: frenetici e caotici, fuori dalle definizioni enciclopediche e nonostante siano impossibili da contenere dietro ad uno schema logico ben delineato, alla fine dell'ascolto tutto è stranamente abbastanza chiaro.
Ah lo sapevate che se fermate le ali ad un colibrì questo muore dopo circa 10 secondi?

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