C'è stato un tempo in cui David Byron, Mick Box e Ken Hensley hanno dipinto meravigliosi affreschi di hard rock, con le venature epiche di un progressive mascherato e delicato. Uno stile personale e unico che ha elevato opere come "Salisbury", "Demons & Wizards" e "The magician's birthday" a oggetti di culto (nonchè capolavori) del rock targato seventies. Lavori che hanno contribuito a rendere famosi gli Uriah Heep e a spazzare via i dubbi che ne avevano eclissato gli esordi, quale band "all'ombra" dei mastodonti Led Zeppelin, Deep Purple e Black Sabbath.

Questo oscurantismo nei confronti della band, si è unito nel corso degli anni a delle mazzate che hanno minato la stabilità degli Uriah. L'allontanamento del bassista Gary Thain nel 1975 e la morte per overdose di eroina nello stesso anno: l'abbandono del singer David Byron nel 1976, poi morto nel 1985. Successivamente altri innumerevoli cambi di line-up, in particolare dietro il microfono (Lawton, Sloman, Goalby) fino all'arrivo di Bernie Shaw, dopo l'album "Equator", considerato da molti il lavoro più brutto mai partorito dagli Uriah Heep. In mezzo a tutto questo l'addio del tastierista Ken Hensley, uno degli elementi più importanti per il songwriting della band.

Mick Box e la combriccola distrutta da tutti questi avvenimenti ha dovuto di nuovo rialzarsi e ripartire e Bernie Shaw è stata la figura che ha dato stabilità: sicuramente meno dotato di Byron, ha comunque dimostrato di sapersi adattare al nuovo corso degli Uriah Heep, quello che ha visto i cinque inglesi virare dall'hard rock progressivo ed epico degli esordi, all'AOR e le soluzione più easy listening incominciate con "Abominog" (1982). Una scia stilistica che è largamente presente anche in "Raging silence", primo platter con Shaw alla voce, pubblicato nel 1989.

Gli Uriah Heep degli anni '80 non sono stati entusiasmanti: qualche lavoro interessante, ma nulla in confronto agli episodi dei seventies, quelli che li hanno lanciati nonostante l'avversione di qualche giornalista musicale. "Raging silence" è stato l'ennesimo tentativo di risollevarsi e riscattare una carriera, che iniziata in modo superbo, stava velocemente scivolando via. Le notevoli difficoltà non sono però riuscite a frenare il "nuovo" corso degli Uriah, che in "Raging silence" hanno riversato il loro modo di fare musica, naturalmente mutato rispetto al passato. Un cd che all'interno della loro carriera è stato anche definito "anonimo": ammettendo che il livello non è certo quello del passato, non bisogna sminuire l'importanza di un lavoro che aveva innanzitutto come intento quello di riportare gli Uriah Heep ad un certo livello, dopo aver passato l'inferno. Picchi del platter sono "Blood red roses", "More fool you" e la ballata "When the war is over", dove Bernie Shaw dimostra le sue buone doti vocali.

Il rombo del rock inglese degli anni '70, ha sempre avuto il vertice più buio e meno "studiato" negli Uriah Heep. "Raging silence" è stato l'album del "ritorno". Già soltanto per questo ha un'importanza intrinseca da non sottovalutare. Il platter in cui si è manifestato appieno l'istinto di sopravvivenza.

1. "Hold Your Head Up" (4:33)
2. "Blood Red Roses" (4:10)
3. "Voice On My TV" (4:21)
4. "Rich Kid" (4:49)
5. "Cry Freedom" (4:35)
6. "Bad Bad Man" (4:11)
7. "More Fool You (More Fool Me)" (3:34)
8. "When The War Is Over" (5:09)
9. "Lifeline" (4:53)
10. "Rough Justice" (4:22)

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