TRACKLIST:
1. Sunrise
2. Spider Woman
3. Blind Eye
4. Echoes In The Dark
5. Rain
6. Sweet Lorraine
7. Tales
8. The Magician's Birthday

Probabilmente se questo album non fosse uscito ai tempi del vinile (affascinante ma dai solchi limitati) sarebbe stato composto da almeno 16 tracce, che divennero 8 nella realizzazione finale.

Siamo nel 1972, anno di grazia per gli Uriah Heep che dopo il best seller "Demons & Wizards" realizzano quest'album che prosegue sul filone che lega la musica al mondo del Fantasy. Come l'album precedente, anche quest'album si avvale di una delle copertine più belle della storia del rock, nata dalla china del grande Roger Dean.

Venendo alla musica, il prezzo dell'album potrebbe già essere giustificato dalla title track che mette in scena un'epica lotta tra il bene ed il male, simboleggiata da repentini cambi di atmosfere musicali, sequenze di battaglie fra le chitarre e la batteria e, ciliegina sulla torta, Lee Kerslake (batteria) che imbocca il kazoo donando all'album anche un tocco di ironia. La traccia che apre l'ellepi è una delle mie preferite: Come tutte le altre lyrics, anche questa si avvale di testi mistici e di ambientazioni fantastiche. Il supporto vocale dato alla voce leader del gruppo (David Byron) dagli altri componenti della band, è fondamentale e i falsetti e i cori di sottofondo rendono alla perfezione la tragicità del pezzo che narra di un'amore ormai perduto.

"Spider Woman" cambia il ritmo dell'album, accelerandolo e non di poco. Una cavalcata rock 'n' roll dove il basso di Gary Thain prende il sopravvento tenendo in maniera eccellente la sessione ritmica mentre Mick Box alle chitarre sforna riff a ripetizione. "Blind Eye" è la traccia che più mostra la bravura e l'amalgama che lega il gruppo (secondo me quella di quest'album è la migliore line-up di tutta la storia del gruppo). Gli strumenti si intrecciano alla perfezione e la voce di David fa il resto.

Si torna all'inferno… In "Echoes In The Dark" riecheggiano nel buio sonorità malefiche e cupe che non sembrano dare adito alla speranza. Ma la speranza giunge con "Rain" canzoni che si avvale solo di David Byron alla voce e Ken Hensley al piano. E' una lenta ballata in cui Byron può sfoderare tutta la dolcezza di cui è capace la sua voce mentre Hensley, pur senza strafare, al pianoforte ci dono una delle melodie più belle della band. "Sweet Lorraine" non è di certo una delle canzoni più belle dell'album ma sintetizza alla perfezione lo stile tipico delle composizioni degli Heep ed è pure da ricordare per l'ottima sessione ritmica che vede al basso il solito Gary Thain (uno dei migliori bassisti di tutti i tempi, purtroppo morto prematuramente).

Per "Tales" Mick Box stacca la spina della sua chitarra dando prova di grande talento anche con la chitarra acustica. Una canzone azzeccatissima per introdurre la title track. Della title track "The Magician's Birthday" abbiamo parlato in apertura ma credo sia il caso di tornarvi, vista la bellezza del brano che, più che un brano è una vera e propria "suite" dalla straordinaria durata (10'23''). Racchiude emozioni e modi di suonare diversissimi, partendo dalla calma e dalla pura narrazione dell'inizio, passando per il clima di tranquillità donato dal kazoo di Lee e che culmina con un incredibile "Happy birthday to you" fatto in maniera ineffabile da tutta la band e dedicato appunto al mago di cui parla la vicenda. Ma la calma e la tranquillità lasciano, in un repentino e "PSICOPATICO" cambio di scena, il posto al "male" e ad un clamoroso e pirotecnico assolo di Mick dalla durata eccezionale di quasi cinque minuti, dopo i quali c'è un ennesimo cambio di scena che prelude al finale e al ritorno del "bene" e della calma.

Decisamente uno dei migliori album degli Uriah Heep e di tutta la scena hard-rock.

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