Otto anni. Otto lunghi anni. Quello degli Uzeda è stato un "fermo biologico" come dichiara la stessa cantante. La band al contrario di voci che la davano come sciolta, era solo in pausa; e se i risultati sono quelli confluiti nel loro ultimo album, 'Stella', che i gruppi se le prendano più spesso queste pause. Da sempre la formazione catanese è stata il top per quanto riguarda il noise, e ancora oggi, che il fermento degli anni ‘80-‘90 è passato, e la scena musicale è sempre più dominata dal post-rock e dall'elettronica, gli Uzeda non arretrano di un passo, regalandoci 30 minuti di musica al vetriolo.
Ascoltare 'Stella' significa essere tirati dai capelli in un vortice di suoni arrugginiti e taglienti. Gli Uzeda con quest'album dimostrano, se ancora ce ne fosse bisogno, di cosa sono capaci. Una sessione ritmica, in cui basso e batteria si destreggiano in magnifici controtempi, garantiscono l'unica forma di linearità che pervade i pezzi. Ma a farla da padrona è una chitarra percorsa da spasmi deliranti che avvolge la splendida voce di Giovanna Cacciola, mai banale, mai virtuosa, ma semplicemente perfetta. Una voce in grado di passare dalla atona monotonia a urli tanto potenti quanto graffianti. Eppure gli Uzeda non puntano, come altri gruppi simili al fragore sonoro, raramente i loro pezzi sfociano in esplosioni deflagranti. La loro musica è un costante serpeggiare tra sonorità acide e stridenti. La voce sembra sovrastare, sembra guardare dall'alto la chitarra che si dimena estatica sulla base basso/batteria.
Gli Uzeda sono uno di quei gruppi anacronistici, che si ostinano testardamente restare ancorati ad un genere che ha già esaurito il suo compito, che forse non ha più nulla da dare alla musica. Ma ad ascoltare i loro pezzi non si può restare affascinati da sonorità che per quanto collocabili nell'ambito noise, se ne distinguono per la sperimentazione che in essi si cerca; se proprio vogliamo etichettarli definiamoli noise, ma i quattro catanesi vanno oltre, ed è forse questo il motivo per cui la loro musica non è per nulla intaccata dal passare del tempo, con i suoi mutamenti di generi e tendenze dominanti.
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