Vadoinmessico è il nome scelto da questa allegra compagine poliglotta formata da 5 ragazzi provenienti da vari paesi del globo (tra cui l'Italia) ma di stanza - non a caso - nella cosmopolita Londra.
Dopo un EP omonimo nel 2009 e un tour in supporto ai Crystal Fighters, esordiscono sulla lunga distanza nel 2012 con Archaeology Of The Future. L'album si presenta come un mix eterogeneo e compatto di fresche sonorità mediterranee, suggestioni world music, per arrivare al folk psichedelico e a suoni che sfiorano l'elettronica senza risultare invadenti. La title-track ci trasporta da subito nel mood del disco con veloci arpeggi di chitarra ad accompagnare liriche di buon livello. Con "Pepita, Queen Of The Animals" i ritmi diventano quasi tribali e molto vicini, per le percussioni, ai Vampire Weekend, ma il riferimento con il gruppo newyorchese è limitato esclusivamente a questo brano. Il livello compositivo rimane molto alto con "Teeo" e "In Spain", le due tracce migliori di questo lavoro a giudizio di chi scrive. La prima è una canzone dominata dal dualismo chitarra-banjo accompagnati da una solida batteria.
La seconda è una splendida ballata resa più coinvolgente, ancora una volta, dalle percussioni. Una leggera malinconia affiora con "The Adventure Of A Diver", con voci oniriche e suoni elettronici a rendere meno scarno il brano, ispirato alla raccolta "Gli Amori Difficili" di Italo Calvino. "Me, Desert" è un interessante intermezzo strumentale con tanto di citazione a Carmelo Bene. C'è spazio anche per episodi più elettrici ("Notional Towns") e addirittura per uno sghembo blues. L'originale caleidoscopio musicale dei Vadoinmessico si chiude in maniera decisamente azzeccata con "Solau", una coda strumentale inperniata su una melodia di flauto a tratti progressive.
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