Parlando schiettamente non ricordo in alcun modo come questo "The Art Of Telling Lies" possa essere finito nella mia 'piccola' collezione, il che non deve essere però preso come un sarcastico invito ad ignorare l'album d'esordio degli svedesi Vains Of Jenna.
Per coloro che ancora non li conoscessero, credo in molti, la band capitanata dal carismatico Jesse Forte, risente tantissimo delle influenze hard rock, hair e sleaze Metal di qualche anno fa, penso infatti a band come AC/DC ma anche a gruppi come Motley Crue e in parte i Guns N'Roses.
L'apertura brillante del singolo "Everybody Loves You When You're Dead" che seppur in un contesto simpatico ed ironico, riprende un tema importante, quello dell'ipocrisia della morte vista come momento di affetto, mentre magari quando si era in vita non ti si pensava nessuno. Altro pezzo ad effetto la melodica "Mind Pollution", non nego che sembra quasi di essere tornati indietro di 20 anni, Forte non sarà Axl Rose e gli assoli non saranno quelli di Slash, ma con le dovute proporzioni il risultato è più che convincente. Il buon hard rock di "Refugee" che si stampa nella testa dopo un paio di ascolti e l'irriverenza e la nostalgia di "I Belong To Yesterday" (per la serie, io non appartengo al 2000) mantengono l'album su ottimi livelli. Ottima anche "Purple Heart", il primo brano lento e riflessivo del disco dimostra tutta la versatilità del quartetto di Falkenberg, cittadina di periferia svedese in cui il gruppo è cresciuto, band che tutto può sembrare, tranne che scandinava. In chiusura buoni brani come "Enemy In Me" e soprattutto la title track "The Art Of Telling Lies".
Per concludere deve essere chiaro che non si parla dell'ennesima band fumosa, i Vains Of Jenna riaprono in qualche modo un varco che negli anni si era giocoforza chiuso. "The Art Of Telling Lies" come si intuisce, è un tuffo nel passato con un occhio di riguardo all'orecchiabilità di questi tempi, tempi che nel genere non offrono chissà quale novità, penso ad esempio ad album come "Saints Of Los Angeles", ultimo dei Motley Crue, che considero inferiore al presente LP, non mi sento però di dire che i Vains Of Jenna riusciranno a raggiungere gli stessi livelli e lo stesso successo della band californiana. Un disco che scorre tranquillamente e che sottolinea, come se ce ne fosse ancora bisogno, la versatilità della cultura musicale scandinava, probabilmente da queste parti abbiamo ancora tanto, tanto da imparare.
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