VALENTE - Il blu di ieri
(Soviet Records/Audioglobe)
“Come ci si sente a farsi dire sempre di no”, canta Valente nella title track. Forse per la generazione degli anni 80 quella continua negazione ha generato lo sbandamento verso l’eroina, lo spleen generazionale, la malinconia e la depressione diffusa. E, musicalmente parlando, cantori dello spleen come Ian Curtis dei Joy Division, Ian Mc Cullogh degli Echo & The Bunnymen, Robert Smith dei Cure. Spettri dei Joy Division vagano tra le note di “Volume altissimo”. “Notti senza sogni” ci fanno pensare a Siouxsie & The Banshees (per quell’uso della chitarra quasi orientale che fu maestosa in “Hong Kong Garden”). Le tastiere, sia pur con un approccio diverso, quasi ambient, ci riportano alla mente Orchestral Manouver in the dark (nella title track). Il sax che irrompe in “Sogni di te”, già di per sé psichedelica e wave, ci riporta alla mente gli Psychedelic Furs del primo bellissimo disco d’esordio. Tutto questo è “il blu di ieri”, che però Valente e i suoi compagni di viaggio in questo blu, hanno riportato sapientemente all’oggi. I riferimenti sono chiari, ma il disco qui presente non è mera operazione retrò nostaligica. Il tutto viene reinterpretato con lo zeitgeist del qui ed ora. E i no di allora forse diventano dei sì. Sì, possiamo, sì, siamo all’altezza, sì, valiamo anche noi.
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