Parlare dei Valentina Dorme è parlare di ciò che fa male.

"Gli Squali".

EP di cinque brani più un recitato finale da voce aliena. Cinque pugni allo stomaco e una pugnalata al cuore. Ogni tanto succede che si abbia voglia di poggiare un po' di malinconia sopra suoni da farfalle nella pancia, oppure su storie nere come la pece, dondolate da archi gonfi quanto sacche lacrimali. No. Niente di tutto questo si trova nei Valentina Dorme. "Non è che agonia... È solo amore che si spegne. Non è niente" (dalla quinta traccia "Leucò").

Davvero non è niente: nessun suono ti accarezza qui, nessuna melodia ti sussurra "calmo, ascoltale queste parole terrificanti, ma sta calmo, ci sono qui io", solo chitarre che non riescono a lacrimare, chitarre angolari, fastidiose, che non portano da nessuna parte. Non esplodono, non implodono, non accompagnano la monocorde voce di tenebra di Mario Pigozzo Favero, non assecondano la melodia, perchè non esiste melodia qui. Il rumore? Nemmeno quello. Eppure potrebbero fare grandi canzoni! O forse no? Musicalmente non è niente, non ci sono riferimenti per un improvvisato recensore, è un’esperienza da vivere come un reading, perchè se è vero che qui contano (solo?) i versi, cionondimeno questi perderebbero molto senza il suono che li accompagna. Brutta musica per molti, me compreso. Peró t'inchioda.

Almeno nell'ultimo album sorprendeva la loro (forse unica) vera canzone "Canzone di Lontananza" e il suo reprise in chiave glitch; in "Maledetti i Pettirossi" offriva approdo la familiarità di una cover di Gaber; mai i Valentina sono stati nudi e crudi come qui in questo "Gli Squali": in "Un Tale Singhiozza" si sente un pianto campionato, ma non ti commuove, sei lì atterrito ad ascoltarlo come svuotato. In "Leucò" quel falsetto ti solleva, intuiamo una possibilità, ma una vocina raddoppiata all'auricolare sinistro ti dissuade dal prendere il volo prima che tu possa tentare di spiccarlo e ti scaraventa a terra. Ascolti "La Mia Unica Attesa" e chissà perchè ti aspetti che il Pigozzo Favero apra uno squarcio al non-sense, te lo aspetti gridare "Ma vaffanculooooooooo..." come il più ebbro dei Piero Ciampi in "Adius". Ma ovviamente non accade: l'ironia è quanto di più lontano dal mondo dei Valentina Dorme.

Tutto è terribilmente preso sul serio, perchè è un mondo interiore non esteriore. Pressoché assenti i riferimenti a certi miserabilismi di vita quotidiana che pure eran presenti nei lavori su citati. Qui esistono solo movimenti dell'anima e della carne. Nuotare a delfino resta un'illusione. Mentre tutto intorno gli squali nuotano dentro vene cave.

La tua musica ci fa cagare, sei solo il nostro più miserabile specchio, Valentina, io ti odio.

 

Carico i commenti...  con calma