Due proiettili e tre gocce di sangue, cantautorato noir, profondo e colto; i Valentina Dorme sono tornati a raccontarci storie che vedono come protagoniste soprattutto le donne, sensuali e traditrici, complici di amori celati e causa di ossessioni.

La scrittura di Mario Pigozzo Favero è come sempre eccellente, ormai caratteristica grazie all'utilizzo di citazioni di personaggi, luoghi e tempi e di una terminologia sua distintiva. Le chitarre sono coltelli dalla parte del manico; nell'iniziale "Un nome di fantasma" arpeggiano di soppiatto accompagnando una voce quasi solenne, per poi trasformarsi in colate di catrame quando la storia si infittisce di dubbi; è qui che la batteria imprime gettate e i violini creano un'atmosfera tagliente, come anche ne "I girasoli", dove la spezzano in seguito a un sottofondo delicato e un incipit soave di piano. "Benedetto davvero" ha un ritmo incessante, ricalca il rock profondo dei Marlene Kuntz, che si diffonde spesso nella discografia del gruppo, qui anche nella fumosa e rabbiosa "Siracusa e le stelle".

In gran parte dell'album si denota una spolverata pop, maturo e amalgamato alla perfezione con i suoni cupi delle chitarre. Ne "Il terzo uomo" i campanelli, l'armonica e il ritmo scanzonato ricordano i Pecksniff, ma gli intermezzi di chitarra imprimono un tono aulico e si ripetono in crescendo nel finale. Qui troviamo tracce di indie rock americano anni novanta, Pavement e Modest Mouse tra tutti, come in "Giulia Bentley in estate", la continuazione di "Claudia Cardinale da giovane", dove ne è la prova il climax pungente in chiusura, quasi orchestrale; mentre "La buonanotte in francese", rimanda ai Pixies in tutto e per tutto.  "Marco Ferreri" è un altro brano con sottofondo pop, se non fosse per le chitarre decadenti nel finale convulso intrise da vagiti di sax. Le bellissime "Trieste centrale", con un richiamo ai Ludovico Van e "Olimpiadi salesiani" sono i punti di forza dell'album, insieme al brano d'apertura. Quest'ultima in particolare è trasgressiva nei testi e nella suspance che viene creata; galleggia su onde calme di note e parole, poi uno tsunami travolge tutto nell'apoteosi agonistica di terra e sabbia, di sangue e sabbia, di sperma e sabbia. "Io non sono forte" è il proclama conclusivo.

Pause poetiche, riprese auliche, liriche mature, melodie meravigliose e climatiche sospese; buon ascolto...

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