È come se il demone nietzschiano dell'eterno ritorno ghermisse la storia con le sue spire nere, pronto a racchiudere nel suo cerchio tutti gli avvenimenti presenti passati e futuri, tutti gli errori umani, i dolori, i piaceri e i sospiri, tutto nella stessa sequenza spaventosa, tutto come è già accaduto, tutto è stato e tutto come accadrà.
È questo che dipinge Valerio Evangelisti, è questa la linea del tempo che ricalca senza alcuna pietà, in One Big Union. Non è solo la storia degli Industrial Workers of the World, la storia della progenie di un sindacato che accoglieva (e accoglie, esiste ancora) al suo interno tutto ciò che colava fuori dalle pareti invalicalbili di una società in crescita, quella americana di fine 1800 inizi '900, che delineerà il percorso di un capitalismo estremo, volto alle efferatezze di borsa tanto quanto quelle proprie del campo di battaglia, e non è solo la storia di Robert W. Coates, da piccolo operaio di origine irlandese conservatore politico, religioso e famigliare a degenerato che lotta contro i degenerati. One Big Union è una storia scritta su un foglio lucido che, appoggiato con cura sul nostro presente, combacia in maniera sinistra e perfetta.
Evangelisti racconta un passato che non passa mai, racconta di errori che non finiscono mai di essere commessi, dove una buona causa diventa difficile da attuare perchè gli uomini non possono mettersi d'accordo tra di loro senza urlarsi in faccia l'un l'altro, dove chi cerca di soffocare un certo qual progresso ha la meglio poichè coi soldi ci puoi comprare, e vendere, il proprio stesso padre, dove si confondono i diritti con l'irregimentamento umano, ideologico, sociale, dove le linee si mischiano in insiemi contorti. Soprattutto quelle tra bene e male, e sono quelle che l'autore bolognese ama più sfocare, con i suoi personaggi "cattivi", personaggi che dovresti odiare sin dalla prima pagina, e che invece trovi a compatire, se non ad amare, in senso torbido, sporco, violento.
Da Nicolas Eymerich a Rogèrio de Campos per arrivare a Pantera. Ed è proprio Pantera che passa il testimone a Bob Coates, il suo opposto da ogni punto di vista, attraverso uno specchio storico in cui entrambi si affacciano, e si guardano praticamente in faccia mentre ciò avviene. La linea cominciata distorta con "Black Flag" ha preso vestigia diverse con "Antracite" fino a gettarsi in questo ultimo libro. Pagina dopo pagina scoprirete come un uomo può distruggere la propria esistenza semplicemente non rendendosi conto dei cambiamenti attorno a lui, o meglio, cercando di distruggerli, ignorando la loro importanza, per paura di perdere il suo vero Io, che non vacilla nemmeno sotto i colpi inferti da ciò in cui crede e ama, un amore decisamente cieco, e una costanza che manca ai suoi avversari, una classe operaia divisa e spezzettata, proprio come accade oggi, una coesione col proprio pensiero che va oltre l'umana compresione, fino a demolire il proprio corpo, oltre che alla vita. Una vita che non conta niente per questa America che cola cemento sulle proprie radici e sul proprio futuro. E non solo.
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