Una vacanza esotica e davvero felice quella che Valerio Evangelisti si è concesso, abbandonando l'inquisitore Eymerich che l'ha reso famoso e la rivoluzione messicana cui ha dedicato un trittico di romanzi, per immergersi ed immergerci nel fascinoso e ruvido mondo dei pirati, quelli che per secoli hanno spadroneggiato nel Mar dei Caraibi, muovendo i loro attachi dalla leggendaria isola di Tortuga  che appunto da il titolo al suo ultimo lavoro.

Come gli è consueto l'autore tesse la sua trama, partendo da una ricostruzione storica rigorosa che inquadra le spericolate imprese dei corsari nella cornice delle lotte di potere tra le grandi potenze dell'epoca: Spagna, Francia e Inghilterra.

E portando in scena una folla di personaggi dipinti a tinte forti e carichi di ambiguità, come se con la loro crudeltà, il loro cinismo, la fedeltà alle regole che governano abbordaggi e massacri, tradimenti e atti di ribellione, li chiamasse a incarnare la disputa infinita tra bene e male, ragione e ossessione che è il sapore forte di tutti i suoi romanzi. Nel coro spicca la figura di un ex gesuita portoghese, che costreto ad affiliarsi agli avventurieri della Tortuga, si specchia per la prima volta negli abissi dell'orrore, della passione e della prorpia infamia.

Insomma, in questo "Tortuga" ci sono tutti gli ingredienti del caso che faranno la felicità di tutti gli appassionati del genere mentre per chi non ha mai letto un'opera di Evangelisti, questo è decisamente un'ottimo punto di partenza.

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