Romolo Augusto è l'ultimo imperatore romano sul trono dei cesari, uno sventurato ragazzino di tredici anni, che perde entrambi i genitori in una incursione di soldati barbari, comandati da un fedele generale del re goto Odoacre che sta conquistando l'Italia.
Rimasto solo, viene confortato dall'anziano precettore Ambrosinus, e scortati come normalissimi prigionieri al palazzo di Odoacre a Ravenna, dove permangono qualche giorno, per poi essere esiliati il resto dei loro giorni sull'inaccessibile isola di Capri.
Da lì ha inizio l'avventura vera e propria, da cui un piccolo drappello di valorosi eroi: Aurelio, Livia, Batiato, Vatreno, Demetrio e Orosio, dà il via alla fuga del giovane imperatore in un viaggio che attraversa il nostro continente da meridione a settentrione fino alla verde Britannia, terra soggiogata alla dura tirannia del re Wortigern.
Anche se questo romanzo è ambientato 1500 anni fa, è poco realistico, per quanto possa essere bello o interessante; il fatto che un pugno di uomini riesca a sfuggire a una moltitudine così grande di soldati barbari, guidati da Wulfila, il fedele generale di Odoacre, ma non è certo questo a fare perdere il valore a un racconto così, perchè è proprio questa la bellezza del romanzo storico.
Il film, tratto appunto da questo libro, non mi sembra tanto simile al racconto, per la rapidità del susseguirsi dei fatti, dopo la fuga dall'isola di Capri arrivano subito in Britannia.
Manfredi ha scritto questo libro con un lessico molto semplice per poter essere ben compreso da tutti e quindi rendere partecipi il lettore delle fantastiche vicende, qualche volta ha utilizzato vocaboli (UN SINONIMO DI UTILIZZATI?) in quell'epoca, oppure di tecnica militare.
Non credevo che ci fosse qualche coincidenza con la storia del re Artù, ma mi sbagliavo.
Ho capito anche da dove arriva quella curiosa e insolita spada, che prima aveva una storia sconosciuta che è diventata limpida nella mia conoscenza
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