Dopo il superlativo esordio ed il meno bombastico seguito, i Van Halen carichi anche per gli ottimi responsi ottenuti alle entusiasmanti esibizioni dal vivo (che li avevano anche visti di spalla ai Black Sabbath impegnati nella promozione di “Never Say Die”), con il “World Vacation Tour”, sui quattro non sono potuti piovere altro che consensi, anche errando tra Canada, Europa e Giappone nelle tanto ambite vesti di headliner.Tenendo conto dell’importanza numerologica, il disco numero tre (come specchio della perfezione), rappresenta l’ideale compimento di un percorso già intrapreso, che per questo lavoro pur non riflettendo un esemplare raffinamento, dimostra comunque di essere un ulteriore passo verso l’esemplarità. Il disco registrato ai Sunset Sound in meno di tre settimane sempre ancora sotto l’occhio vigile di Ted Templeman, recupera alla grande la vigoria di stile dell’esordio in un perfetto cocktail dove brama di sperimentare e voglia di sorprendere riescono a stimolare l’appetito di chi ascolta.
A confermare la smania di cambiamento è l’introduttiva “And The Cradle Will Rock…” – scelta anche come singolo -, esuberante e trascinatrice in cui compare anche un piano elettrico, facendo il perfetto paio con il primitivo assalto frontale di “Everybody Wants Some!!” che toglie il respiro dall’inizio alla fine. L’alto tasso di esplosività lievita con “Fools” (battezzata in principio come “I Live With Fools” ed originaria dell’epoca in cui vi era Mark Stone) e la tiratissima “Loss Of Control” il cui video per altro mai realizzato, avrebbe dovuto vedere i componenti della band travestiti da medici chirurghi. L’ambiente si fa più intimo ascoltando la blueseggiante anticamera strumentale di “Take Your Whiskey Home” come la magica aria che si respira ascoltando “Could This Be Magic?”, perfetta per un sing-along estivo intorno ad un falò da spiaggia. Alla sabbahiana “Tora Tora” (in origine “Act Like It Hurts”) nel suo scarso minuto di durata, spetta il ruolo di unica traccia strumentale del disco, mentre nella tiratissima “Romeo Delight” vengono a compenetrarsi momenti adrenalinici con altri più pacati, lasciando alla conclusiva e solida “In A Simple Rhyme” presentarci il nostro Eddie in un delicato arpeggio con una dodici corde elettrica, ad aprire e chiudere il brano….si fa per dire ovviamente, visto che i venti secondi conclusivi (quasi una vera hidden track), dovevano essere una traccia a se stante con il titolo di “Growth”, ma questa è un’altra storia.
L’album fa capolino nelle vetrine dei negozi il 26 marzo 1980, mostrando di concentrare in quella mezz’ora e poco più di musica un eccellente livello qualitativo, in cui oltre a brani incalzanti che si alternano ad altri intelligentemente più frizzanti, è facile scorgere una maggior propensione per qualche divertente divagazione acustica che insieme alla voglia di novità mai appare fuori contesto. Un disco in cui a risplendere è il ruolo da ginnasta della sei corde del più giovane dei fratelli Van Halen, reo di aver riscritto il ruolo della chitarra elettrica nella musica rock, a quasi dieci anni dalla scomparsa di chi ne aveva mutato all’inverosimile collocazione e funzione: Jimi Hendrix! Le impensabili acrobazie ritmiche e solistiche del velocissimo Eddie vanno a legarsi ad hoc con l’abilità vocale ad ampio raggio di David Lee Roth - che oltre ad un incontestabile carisma da vero animale da palco -, riesce ad esaltare modulazioni basse con acuti penetranti, fondendosi con una personalissima armatura ritmica che l’altro Van Halen e Michael Anthony intessono in maniera ideale.
A riflettere la quadratura del cerchio vi è l’artistica foto di copertina in un semplice bianco e nero, che vede un divertito Eddie Van Halen attorniato dai suoi tre euforici compagni, che esterna la perfetta sintonia che vige all’interno della band. Un’intesa in grado più che mai di dar vita ad un ammirevole lavoro il cui spirito può essere simboleggiato attraverso le dirette lyrics di Dave in “Romeo Delight” che lasciano ben poco spazio alla fantasia: “I’m takin’ whiskey to the party tonight And I’m lookin’for somebody to squeeze us”……un’affascinante enunciazione goliardica a cui non si può non reagire come un’inerme vittima, così come ancor di più lo stregato pubblico femminile dovrà fare i conti con il poster incluso che riproduce l’impudico singer ritratto a dorso nudo incatenato ad una rete, immortalato per l’occasione in uno scatto d’autore da Helmut Newton.
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