PER SOLE TRE LETTERE. . . Perchè uno si chiede Dio è così strabico? Perchè invede di portarci via Jim non si è portato via a suo tempo questo altro Morrison (in fondo, si trattava appena di tre lettere, no? poteva chiudere un occhio anche Lui no? già lo fa su tante altre magagne ben più gravi. . . ). Già, tre lettere che fanno un abisso. Perchè, senza fare paragoni col cantante dei Doors che poco c'azzecca, il nostro omonimo signorotto irlandese, diciamola tutta, è da una vita che non fa un disco decente o perlomeno ascoltabile in una unica sessione dall'inizio alla fine. Niente... con tutta la buon'anima e la buona volontà che mi sono prefissato non sono riuscito proprio a farlo girare sul mio compact per più di 20 minuti... è più forte di me. Mi viene l'orticaria, comincio a grattarmi ovunque, penso alla bollette insolute, alla spesa da fare alla SMA, mi scrocchio la cervicale insomma... 'sto disco mi annoia come pochi. Perchè, mi chiedo io? Ma sono diventato così "cagacazzo" io o è proprio il disco che non va?!
Per questo terzo disco dal vivo il Morrison (quello superstite) organizza nel 1997 due serate vicino casa, a San Francisco per l'appunto. Lo premetto: lo spettacolo sarà quanto di più rindondante e "american-style" mai udito negli ultimi 15 anni! Tra i musicisti, molti dei quali ospiti, Shana Morrison, la figlia, che canta in un solo brano (che Dio la benedica). Il giovane cantante di Belfast Brian Kennedy che a volte duetta ed a volte prende il ruolo di solista. Georgie Fame, cantante jazz con una lunga carriera alle spalle, suona l'organo e canta in un brano. La super sexy olandesina Candy Dulfer che suona il sax contralto, mentre Kate St. John si alterna fra tenore, soprano ed oboe. E c'è pure il vecchio bluesman John lee Hooker che partecipa al canto nella conclusiva Gloria. Un altro vecchio cantante di colore, Jimmy Witherspoon (vi dice qualcosa?) canta in ben quattro pezzi. Purtroppo era al termine della carriera (si dice che fosse reduce da un'operazione per un tumore alla gola). Junior Wells suona l'armonica, Ronnie Johnson e James Hunter la chitarra, Teena Lyle il vibrafono, John Savannah le tastiere, Haji Ahkba il flicorno, Nicky Scott il basso e Geoff Dunn alla batteria (e 'sti cazzi, no? potrebbe dire il malefico DeBaseriano dal cuore di pietra). Tutti hanno modo di dimostrare la loro "bravura", ci sono tanti assolo che sembra una gara a chi ce l'ha più lungo (a mio parere, gente di quel calibro DOVREBBE dimostrare classe e bravura in altri modi. . . ma questo è un altro discorso che i più condivideranno), in un clima di festa ed amicizia che ha il sapore di una Gran Sagra di Paese, a metà tra quei raduni pre-elettorali americani con ragazzotte/majorette in carne e bandierine a seguito e quelle americanate di dubbio gusto per qualche inaugurazione speciale di qualche Mega Store Holliwoodiano.
Il doppio CD (minchia. . . pure doppio!!) dura quasi quanto quattro LP e non avete idea della fatica che mi sono dovuto sopportare per arrivare alla fine. Contare il numero dei brani sulla coopertina è una impresa titanica perchè non soltanto le medley abbondano, ma ogni tanto una nuova canzone viene citata ed abbandonata, senza lasciare traccia nelle note di copertina (che poi, a dirla tutta, nella melassa generale si e no che ci si accorge del "cambio"). Il retro della stessa reca la scritta "ballads blues soul funk & jazz" per dare un'idea del menù che c'è dentro la confezione, tipo i CD da 5 euro che trovi da Mondo Convenienza su suoni, natura o i successi di Cristiano Malgioglio e i fratelli La Bionda, che ti devono dire cosa stai prendendo e cosa ascolterai (ricordate Richard Clyderman o Fausto Papetti con le scritte "relax-music"? mia madre ne ha un pacco così). Non mancano i soliti brani tronfi e imbolsiti "alla Van Morrison" e le apoteosi di circostanza che culminano con la storica frase: "It's Too Late To Stop Now". Insomma, è proprio impossibile resistere ad un disco del genere. Nel senso che se si riesce a venirne fuori al primo ascolto la tentazione di usare il CD come sottobicchieri di un ipotetico servizio da 12 per casa mia è fortissima (e ci starebbero pure bene!). Un'album vergognosamente scarso. Primo: la voce e l'energia di Van non sono più quelle di un tempo (e ritorno alla mia vecchia teoria dei 5 dischi che prima o poi qualcuno valorizzerà). Secondo: mentre nel primissimo live "It's Too Late to Stop Now" si avvertiva la presenza di una VERA band unita e consapevole di creare qualcosa di importante, qui abbiamo degli ottimi intrattenitori/circensi che si divertono come possono a portare ognuno il proprio contributo, a volte narcisistico, il più delle volte rindondante e autocelebrativo, senza stile, senza classe ma il più delle volte semplice "caciara in giro di do".
Certo, quello che dici è scontato, il tempo passa per tutti, diranno i miei giovani debaseriani dal cuore tenero, in fondo Van Morrison è quello che... e bla bla bla, sui meriti o sulla presunta grandezza DI VENTI E PASSA ANNI FA. Peccato che io stia giudicando un disco già loffio e logorroico nel '97, figuriamoci cosa possa essere adesso un disco del Morrison mummificato di OGGI. Non oso nemmeno pensarlo e se tentate di farmi ascoltare qualcosa della sua ultima produzione, giuro che mi metto le dita nelle orecchie e vi sciorino un LA LA LAALLA LALA LALA LALLAAA LAALA LA LALLA (ad libitum)
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