Un’operazione già effettuata con il concept precedente, ancora una volta i Vanden Plas spezzano l’opera in due atti da pubblicarsi in due comode rate annuali. “The Ghost Xperiment - AwakenIng” è uscito lo scorso ottobre e si aspetta in tempi brevi la seconda parte.

Stilisticamente non cambia nulla nell’economia della più importante band tedesca del progressive metal, i Vanden Plas non hanno mai spostato una virgola del proprio sound (forse le uniche differenze si possono riscontrare nelle reminescenze ottantiane del primo album o nelle orchestrazioni un po’ più ricche ed ambiziose degli album dal quinto in poi), non hanno mai avuto il coraggio di tentare strade nuove e questo potrebbe renderli noiosi alle orecchie di qualcuno a lungo andare. Ma innegabilmente hanno realizzato una serie di validissimi dischi prog-metal.

Anche questo lo è ma le obiezioni da fare ci sono. A partire dalla scelta, insolita per il gruppo, di realizzare un album di sole 6 tracce (la media delle pubblicazioni del gruppo è di 9). Poche tracce ma di durata consistente, una formula assolutamente consueta nel genere progressive e probabilmente la migliore, la band si impegna in quelle poche tracce a tirare fuori il meglio per far sembrare l’album completo ed esauriente. Ma siamo sicuri che in queste 6 tracce i Vanden Plas abbiano veramente dato il massimo?

La prima metà effettivamente fa sorgere seri dubbi. Il brano più breve, “The Phantoms Of Prends-Toi-Garde” ad esempio sembra un brano alternative metal piuttosto prescindibile, che non morde, con una linea di chitarra un po’ piatta e monotona e un’aggressività forzata, fallisce perfino nella sua presunzione di voler essere un brano metal diretto ed accattivante. Ma anche le due composizioni un po’ più lunghe “Cold December Night” e “Three Ghosts” non offrono il massimo. La prima è sicuramente un’opener potente ed efficace ma da un brano di 7 minuti non ci si aspetta una semplice opener efficace, qui invece abbiamo a che fare con un’intensità fin troppo costante e un refrain ripetuto forse troppe volte, vi è giusto qualche piccolo sprazzo virtuoso e uno stacco lento inseriti forzatamente per dare un tono al brano ma alla fine rimane un brano “normale”. La seconda supera gli 8 minuti e non è una opener, pertanto ci si aspetterebbe ancora di più, invece anche questa è un compitino fatto discretamente, anche qui riff di chitarra troppo ordinati e regolari, anche qui si suona sempre con la stessa intensità e poca varietà strumentale, potenzialmente buone le parti lente ma non bastano a spingere il brano oltre, non arriva mai quello stravolgimento ritmico, melodico o virtuoso che invece ci si attende, un brano anch’esso fin troppo normale per essere un brano di 8 minuti e oltre. In sostanza se dovessimo valutare questa prima metà di album basandoci sulle aspettative non andremmo oltre un onesto 6,5, che è sicuramente poco per il genere progressive (metal o no poco importa), un genere che non si prefigge certo di essere “sufficiente” anzi di andare proprio oltre quella sufficienza che caratterizza il classico rock o metal da festa della birra o da stadio. Serve però contestualizzare queste osservazioni: brani come questi sarebbero risultati sicuramente meno deludenti in un album con una decina di brani o in un doppio album (“The Phantoms Of Prends-Toi-Garde” onestamente sarebbe comunque risultato un riempitivo)… ma in un album di sole 6 tracce, dove da ogni traccia ci si aspetta il massimo, lasciano sicuramente quel retrogusto amaro in bocca.

Tuttavia la seconda metà è di tutt’altro spessore, nelle due composizioni che superano i 9 minuti emergono, in ritardo come un gallo che si sveglia a mezzogiorno, i migliori Vanden Plas, “Devils’ Poetry” e “Fall from the Skies” sono due brani finalmente degni del loro nome e della loro abilità compositiva. La prima propone un bel connubio di tastiere limpide e linee di basso in bella mostra nei primi minuti, offre finalmente una parte più veloce in grado di far cambiare faccia al brano grazie a riffoni potenti e scorrevoli passaggi synth alla loro maniera e subito dopo una lunga sezione lenta dai connotati orchestrali e cinematografici; la seconda offre il meglio di sé nella prima metà dove si alternano molto bene parti gotiche e cullanti e parti pesanti ma è da apprezzare la crescita di intensità del brano nella seconda metà, prima con le sue cattivissime sferzate di chitarra e poi con lo splendido unisono chitarra-tastiera-basso piazzato nel momento giusto. Nella conclusiva “The Ghost Xperiment” però si ripiomba nella troppa sufficienza, brano immediato ma privo della potenza necessaria per questo tipo di composizioni, a salvarlo dall’ultimo posto tuttavia sono gli inserti orchestrali e un drumming non del tutto elementare e cazzuto, inoltre non si dilunga inutilmente.

Riepilogando: su sei tracce solo due sono veramente sviluppate come si dovrebbe, due sono troppo statiche e poco fantasiose per la loro durata e due sono di livello fin troppo basso per la band che le esegue, fortunatamente la durata non eccessiva (46 minuti) rende l’album abbastanza scorrevole. Alla fine potremmo valutarlo con un 6/7, piuttosto basso per una band che finora aveva saputo praticamente solo migliorarsi e maturare ad ogni uscita; un calo di ispirazione che è un campanello d’allarme, forse la formula risulta ormai obsoleta ed è difficile trovare in essa le idee giuste, i Vanden Plas farebbero bene a cambiare qualcosa e a farlo anche in maniera un tantino drastica. Finora ciò che è mancato alla band è proprio il coraggio di osare, l’impressione è che sia stato proprio questo andare troppo sul sicuro e non allontanarsi dal proprio porto a tenerli uniti fin dall’inizio, non credo sia un caso il fatto che la band non abbia mai avuto cambi di formazione (cosa piuttosto rara).

Poi per carità, non per forza un disco dev’essere un capolavoro per farsi ascoltare, questo è rimasto nei miei ascolti per diverse settimane sul finire dello scorso anno, alla fine è sempre musica eseguita con perizia e serietà, ma dal secondo capitolo che fra non molto dovrebbe uscire ci si aspetta ben altro.

Carico i commenti...  con calma