Mi chiami pure se ha bisogno o se ha paura.
Paura... io non ho paura. Ho imparato a disprezzare Angoscia e Solitudine, in nome della ben più attraente Ironia, che ogni tanto ti dà quelle rispostacce un po' così che non mi piace mica, ma in fondo è una brava ragazza.
Bisogno? E di che? Di chi? Di qualcuno che mi tenga la mano e mi guidi verso la luce? Che mi apra le porte della Stanza? Non saprei rispondere. Batto due colpi. Sì. L'ho raggiunta... ma penso di non poter più respirare. Devo solo aspettare...
Vanessa! Vanessa, svegliati! Buon giorno, Vanessa Van Basten! Ma non è esattamente un mattino terso e cristallino. Anche quando il sole brilla alto e niente sembra poterlo guatare, il vento porta le risate dei bambini e dei loro pupazzi che rantolano Amore - illusi. Non esiste nessuna Giornada De Oro. Nella Stanza di Swedenborg ci sono solo parole sussurrate che emergono dal Tutto per qualche secondo per poi essere sepolte di nuovo. In questo viaggio verso la Luce è istintivo, forse, perdersi nell'oscurità, in quel labirinto indescrivibile che Poe usò a suo tempo cantare...
Mesmer gioca con le nostra interiora.
Non so se ho colto appieno il messaggio che Morgan Bellini e Claudio Parodi, i due folli polistrumentisti nascosti dietro a Vanessa, ci vogliono lanciare. L'hanno sepolto sotto una coltre di riff da fare invidia ai Jesu, passaggi eterei in cui gli Isis flirtano con i Mogwai, scosse telluriche indigeste ma tutto sommato familiari. Accarezzano e stritolano a tratti ghiandole pineali a piacere, riuscendo a non eccedere mai in nessuno dei due sensi. A prima vista il percorso della nostra Vanessa è un arco orientato in negativo che parte e sprofonda in una sostanziale resa generale verso signorina Vita, contraddetta raramente da sprazzi ironicamente solari e distesi, ma intrinsecamente infetti. Tant'è che la vaga spensieratezza infantile della giornata d'oro è subito contraddetta dalle scariche negative dei due estremi del disco. No, mi correggo.... questo è un disco apolare. Non c'è il prevalere specifico e categorico di un determinato sentimento. Questi sono solo momenti, filtrati negli occhi di due gatti sornioni che sembrano guardarti con un sorriso appena abbozzato e un sopracciglio un po' storto, come a dire: "ti sei accorto che è tutto inutile?". Passiamo così dalla violenza della title-track ai malinconici intermezzi strumentali di "Love" e "Vanja", per toccare toni prepotentemente epici nei due accordi drone dello stupefacente Risveglio. Spazio dunque anche a squarci tra le nubi nei bei giri acustici della "Giornada de Oro", il momento più atipico ed interessante in un disco del genere, che lascia ben intendere la poliedricità delle menti che vi stanno dietro.
"La mandibola scende un pochino e poi è finita
il più delle volte non succede nient'altro".
Un progetto come quello dei Vanessa Van Basten era assolutamente necessario nell'asfittico panorama nostrano. Non voglio svelare troppo della loro musica (cosa che peraltro credo di non aver proprio fatto eheh) per invogliarvi a scoprire quella che, forse, potremmo definire la più talentuosa band italiana del nuovo millennio.
Buon risveglio nella Stanza di Swedenborg assieme a Vanessa.
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