All'inizio si indicavano come Punk le puttane, e in galera, quelli che davano via il culo. Quindi, da sempre un termine dispregiativo, ancora oggi, anche se il significato è cambiato, dare del Punk è offensivo. A mio parere essere Punk è l'atteggiamento che si ha verso la società, e la vita in generale, un modo di porsi irriverente e nichilista verso il prossimo e se stessi. Un fenomeno tipicamente giovanile, che trova proseliti nelle schiere di giovani, spesso disoccupati, frustrati, certamente incazzati e senza ideali, che si formano nel fertile humus delle periferie, e nel sottoproletariato in genere, ma, in misura minore, anche tra le famiglie "perbene". Generazioni che hanno vissuto nel disagio, ponendosi contro tutto e tutti, ci sono sempre state.
Meglio della musica, negli anni cinquanta, lo testimoniano pellicole come "Gioventù Bruciata" o "Il Selvaggio". Però erano indicati come ribelli anche cantanti come Elvis Presley, Jerry Lee Lewis, e Eddie Cochran, ascoltate le sue "Something Else" e "C'mon Everybody" che Sid Vicious ripropose cantando rozzamente, stando in mutande. (Sono passati trent'anni, per cui posso anche ricordare male, potrebbe essere "My Way"). Negli anni sessanta suonavano gruppi come i Thirteen Floor Elevators, Seeds, Sonics, lo chiamavano Garage Beat, ma era Punk, perchè nasceva nelle cantine e nei suburbi, e, sostanzialmente l'approccio alla vita dei Garage Rockers, non era molto diverso dai Punk fine anni settanta, ancora non si parlava del "no future" ma la paura del domani è sempre esistita. Passando dagli Strooges, MC5, New York Dolls, si arrivò infine al 77, allorchè irruppero sulla scena, Ramones, Damned, Sex Pistols, che suonando male, facendo leva esclusivamente sulla loro rabbia, e la forza della loro sfrenata energia, iniziarono a cambiare il mondo, è indubbio che il Punk ha influito pure sulla cultura, la morale e i comportamenti negli anni seguenti. Si è discusso anche troppo su chi erano stati i primi, sicuro è che, (tralasciando il loro discutibile valore come artisti) i più importanti furono i Sex Pistols, perchè con gli atteggiamenti provocatori che tenevano in pubblico e in televisione, tanto da indignare massaie e perbenisti, diffusero il Punk a livello mediatico in tutto l'occidente. Se guardiamo indietro lo stesso accadde a Elvis "The Pelvis" Presley, che turbava le ragazzine, ma provocava sdegno nei loro padri, col suo famoso movimento del bacino.
La bella raccolta di tre CD "All That Punk" è composta da più di trenta gruppi che animavano la scena in quegli anni, alcuni con più di una canzone. C'è da dire che non tutte le bands si possono definire limpidamente Punk, alcune provengono dalla New Wave, come i Devo, Television, Violent Femmes, B-52s, altri come gli Smiths, Jesus & The Mary Chain, Pogues, Pretenders, Echo & The Bunnymen, non sono nè l'uno nè laltro, ma anch'esse si presentano con composizioni eccellenti. Quarantacinque pezzi quasi tutti di ottimo livello, sottolineo quasi, per far capire che la raccolta non è tutta oro colato. I Ramones sono presenti con tre delle loro migliori canzoni, gli Stooges e gli MC5 con due, Richard Hell con la sua celeberrima "Blank Generation". Per i miei gusti i momenti migliori sono offerti dai Dead Boys, Dinosaur Jr, Rezillos, Lemonheads, The Used, B-52s, Smiths, infine Pogues, Gun Club e Husker Du, propongono i brani che preferisco.
Per riassumere, una raccolta equilibrata, nella quale si passa per impressioni di grande diversità. Dalle musicalità sofisticate, ai ritmi più scatenati e violenti, in due parole Rock di straordinaria potenza vitale ed inventiva. Per completezza di informazione aggiungo che fanno parte della raccolta pure i Faith No More, Sisters Of Mercy, OPM, Melvins, Jane's Addiction, Funeral For A Friend, Less Than Jake, e gli A.
P.S. Prima di scrivere ho guardato se DeBaser aveva la copertina, il disco c'è ma solo il primo CD. Il mio consiglio è cercare di procurarseli tutti, li ho pagati solo una quindicina di EURO.
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