Ci sono binari (quelli della tratta Palermo-Trapani) che, una volta ripuliti dai brandelli di carne dell'eroe di turno, tornano ad essere come nuovi.

Il 9 maggio 1978 Giuseppe "Peppino" Impastato viene ritrovato morto, travolto da un treno in corsa. Proveniente da una famiglia malavitosa, si redime ancora ragazzo, senza guadagnarci alcuno sconto di pena, e viene cacciato di casa dal padre. Rappresentante della nuova Sinistra, fu famoso per la sua militanza antifascista e per la sua attività antimafiosa. Nel 1976 fonda la celebre Radio Aut, emittente libera e autofinanziata, nella quale sbeffeggia politici e mafiosi (sinonimi?) con quell'ironia che solo uno con le palle quadrate con lui può avere, pur sapendo di avere centinaia di mirini puntati perennemente alle proprie tempie.

La compilation in questione contiene ventisei canzoni in suo onore. Non importa la provenienza (i torinesi Perturbazione cantano in siciliano) né il genere musicale suonato (si passa dal folk più rustico al solito pugno nello stomaco ad opera di One Dimensional Man e Zu), importa solo di questi ventisei artisti che non vogliono far dimenticare lo spirito di Peppino, che non è mai morto ma ognuno di noi fa finta di non sentirlo. Alcune canzoni addirittura sono la trasposizione in musica di poesie dello stesso Impastato, come "Ventu" reinterpretata dagli Uzeda  o "Amicu di la Storia Mia" qui eseguita dal Collettivo Musicale Impastato, progetto fondato dal celebre compagno di lotte di Peppino, Gandolfo Schimmenti. Ventisei omaggi sinceri a questo piccolo grande uomo più che ventisei canzoncine a tema e soprattutto niente retorica e niente idealismi del cazzo: qui ci sono solo la musica e l'arte che vogliono ricordare uno dei piccoli fiorellini spuntati in questo immenso ammasso di merda a forma di stivale.

 

Sulla morte di questo fiorellino non fu nemmeno aperta un?inchiesta. Per i magistrati si trattò di suicidio: Peppino, per loro, si spaccò un sasso in testa e subito dopo si legò sui binari del treno aspettandone il passaggio. Lo stesso giorno fu ritrovato, a Roma, il cadavere di Aldo Moro. La morte di Peppino finì presto nel dimenticatoio generale.

Eh già, amore non ne avremo? Perché ci sono coscienze (le nostre) che, a differenza dei binari, non potranno mai essere ripulite. Perché abbiamo e avremo sempre bisogno di un eroe di turno, di un capro espiatorio (come si chiama "quel giovanotto con lo sguardo sempre severo?")

Nubi di fiato rappreso
s'addensano sugli occhi
in uno stanco scorrere
di ombre e di ricordi:
una festa,
un frusciare di gonne,
uno sguardo,
due occhi di rugiada,
un sorriso,
un nome di donna:
Amore
Non
Ne
Avremo

 (Peppino Impastato)

(Solo l'amore della mamma Felicia e del fratello Giovanni, che ruppero pubblicamente con i parenti mafiosi,  e la persistenza con la quale avanzarono avanti le loro accuse portò all'ergastolo del boss di Cosa Nostra Gaetano Badalamenti, mandante dell'uccisione, l'11 aprile 2002, ovvero ventiquattro anni dopo la morte di Impastato. Lieto fine e titoli di coda. W l'Italia.)

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