Come saprete, cari uditori, ci sono parecchi mostri, fenomeni da circo e aberrazioni, nello sterminato mondo musicale. E questo già andrebbe bene se non fosse che a volte con una sorta di accanimento terapeutico, di chirurgia acrobatica, qualcuno ci si impunta proprio a farli, certi mostri. A volte sperimentazioni da laboratorio riescono anche bene, a volte, la catena del DNA miracolosamente si combina degnamente e le nostre orecchie ne traggono giovamento, divertimento. Ma non oggi.
Qui siamo in pieno canovaccio da Horror anni 50, quest'album mi ricorda "Freaks", l'inquietante e angosciante pellicola del 1932 o, se vogliamo prenderla con maggiore ironia, "L'isola perduta" la boiata del 1996 tratta dal bellissimo romanzo di Welles "l'isola del dott. Moreau". Ovvero uno dei film più involontariamente comici degli ultimi vent'anni con uno stordito Marlon Brando che si aggira per l'isola incrociando tutto ciò che si muove e creando esseri orrorifici. Ecco "Bossa n' Roses".
Quest'album -sponzorizzato dal vermouth Martini- viene rigettato dalle semplici regole della natura-musica. Non tanto perché ha l'ardire di proporci una compilation dei Guns n' Roses in versione bossa nova, non per questo, anzi, a noi piacciono gli esperimenti ma quest'album è inascoltabile a prescindere dal suo difficile incrocio. Lo è semplicemente perché annoia, non c'è passione, non c'è voglia di stupire davvero e alla fine si appiattisce tutto in un lounge abbastanza anonimo, da bar mezzo vuoto. Senza tralasciare che constribuisce a questa sensazione anche una produzione non memorabile che rende il tutto veramente troppo artificiale.
Siccome che ogni brano ha interpreti diversi ci sono per fortuna anche episodi più riusciti che si alternano a numeri da circo imbarazzanti, come il flauto su "Sweet child of mine" ad esempio. O come le stucchevoli "Patience" e "Knockin' on heaven's door". Altre cose come "Welcome" riescono decisamente meglio ma non voglio annoiarvi con la descrizione dettagliata d'ogni pezzo. Ci metterei più tempo e passione io di quelli che l'hanno registrato.
Alla fine -sempre se ci arrivi alla fine- il tutto prende un sapore così pacchiano e kitch da farti pensare che forse una collocazione potrebbe trovarla anche una raccolta del genere. No, non sto parlando del cestino o del vostro bagno ma di determinate serate estive dove può capitarvi di cenare sulla terrazza con i vostri amici, possibilmente trans brasiliani di basse scuole, o in cui dovete adescare una ragazza senza curiosità intellettuale, che ha una concezione musicale ferma a "Questo piccolo grande amore" e una cultura forgiata sulla TV della domenica pomeriggio. Ecco, adesso ditemi che ci state a fare con una così. Siete messi così male? Comunque, affari vostri, in tutti i casi descritti questo pasticcio finto sudamericano e registrato da musicisti "di genere" annoiatissimi e provati dalla cassa di Martini gratuita presente in sala incisione, potrebbe pure tornarvi utile. Altrimenti viene buono per appenderlo sul parabrezza del vostro TIR.
A proposito, come se non bastasse questi fenomeni hanno fatto la stessa cosa con gli U2, i Beatles e, udite udite, i Ramones.
P.S. Comunque, se siete curiosi il più riuscito esperimento in questo campo, caraibi e rock, è quello dei Combo de la muerte e del loro Tropical Steel dove arrivano a fondere Slayer e latinjazz. E lo fanno alla grande. Una loro recensione ben fatta è già presente su DeBaser e quindi prendete per buona quella.
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