Vorrei chiudere una serie di recensioni (Messer Chups e Tipsy) dedicate ad un determinato filone dal sapore retrofuturista - vintage con un dischetto succulento e saporito come un piatto di uova viscide estirpate dalle budella di storioni morti annaffiato con spremuta di patate e segale. Dovete sapere che mettere le mani su questo CD non è stato per nulla facile, è una storia che parte da lontano, che non ha nulla di interessante e per questo ve la racconto con piacere. D'altronde se su questo sito recensite gli Aborted e gli date pure 4 stelle vuol dire che vi piace soffrire.

Ebbene, avete presente quei librai progressisti, reduci, disillusi e nostalgici? Quelli con la sciarpetta anonima al collo, il maglioncino grigio e via dicendo? Quelli che c'hanno la libreria sempre all'angolo e che gli romperesti la vetrina a testate solo per togliere finalmente "Il diario del Che in Bolivia" che sta lì da vent'anni e che ha rotto i cosiddetti pure a te? Si a te che sei il più grande pacifista comunista idealista e ambientalista del mondo? (Bel paradosso, pensaci, se tu fossi davvero così non potresti rompere proprio niente in quanto staresti dentro una teca esposto al museo di scienze naturali).

Ebbene, questi librai - Si! colpa loro! Urliamolo! - anni fa facevano un gran parlare su una fantomatica e fenomenale nuova corrente narrativa di giovani talenti russi e io, sognatore e instabile, per colpa loro mi comprai un libro attratto dal solo titolo e dal fatto che l'autore, Pelevin, fosse appunto russo. Si, è successo, giuro che queste cose non le faccio mai, giuro. "Un problema di lupi mannari nella Russia centrale", titolo favoloso, dannazione, non posso negarlo.

Ebbene, pensavo che dopo anni di faticosa analisi avessi ormai superato questa mia debolezza - non è questa l'anonima acquirenti compulsivi? - quando un amico, reduce disilluso ecc, mi ha consigliato questo  dischetto, dove, assicurava eccitato, potevo trovare tutta la "nuova" folle corrente musicale russa concentrata in una sola compilation. Un dejà-vu che ha polverizzato il lavoro di anni del mio psicologo, anni passati a cercare di superare il trauma causato da un pessimo libro.

Ho rischiato molto, converrete, ma fortunatamente le cose questa volta sono andate diversamente e questa compiletion merita di accompagnare le vostre giornate passate a gironzolare di bar in bar con la vostra spider e con Ol'ga Kurylenko seduta al vostro fianco. "Café Sputnik - Electronic Exotica from Russia" è altro titolo irresistibile, ammettetelo. Come si fa a disintossicarsi dai titoli così? Io non ci riesco.

Uffa, insomma, pedante di un recensore logorroico, cosa cavolo ci posso trovare dentro? Dentro ci sono venti brani tenuti insieme senza troppa fatica da un collante musicale abbastanza omogeneo ma che, al contempo, riesce ad abbracciare concetti musicali molto ampi, da oriente a occidente, come insegna la loro madre patria. Questo in due parole ma qui la questione è davvero più complessa e non è possibile comprimere questo disco in una semplice definizione. Non è solo musica, è questione di immagini, qui c'è un sacco di fascinazione cinematografica. Facciamo così, ascoltandolo io ho annotato la seguente lista di suggestioni che semplicemente vi rigiro: Surf, lounge, oriente, tradizione, surreale, ironia, sogno, nostalgia, futurismo, colonne sonore anni 60, vintage e retrofuturo.

Se fossi costretto direi comunque soprattutto retrofuturo. Ovvero il futuro com'era immaginato nel passato (e come poi non si è mai avverato). Quelli che ci capiscono lo chiamano steampunk. Avete presente? Quando si pensava e scriveva di viaggi spaziali a bordo di gigantesche macchine a vapore. Il cinema ci va matto, cito Wild Wild West (bleah!) e Ember (mh mh). Questo disco è proprio così dovete solo sostituire la canonica epoca Vittoriana, con la russia, rurale e visionaria, di cent'anni fa.

Galleggiamo sospesi in un presente che non esiste (più) dove è possibile viaggiare nello spazio con astronavi costruite con il forte legno delle foreste siberiane e guidate dal compagno Juri Gagarin, ascoltare Café Sputnik è come vedere "Viaggio sulla Luna" del 1902, saltimbanchi elettronici un pò scazzoni si fanno sparare coi cannoni e centrano preciso l'occhio del nostro satellite - e se non avete presente il film avrete presente almeno il video di "Tonight, Tonight" dei Pumpkinks -

Per una serata divertente, a casa vostra. In TV mettete Solaris di Andrei Tarkovsky, lingua originale e volume bassissimo. Come detto a inizio recensione preparate caviale e vodka a volontà e invitate tutte le modelle russe che potete indicando di vestirsi vintage. Come dite? Non potete permettervi il caviale né conoscete nessuna modella russa? Ragazzi miei, allora stateneve da soli e mettete sul piatto gli Aborted.

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