Uno dei capisaldi cosmogonici che l’interpretazione degli astri verifica è che il piccolo rispecchia il grande, e il dentro il fuori. Sull’evidenza di “Crooning on Venus”, non solo Venere ma tutti i pianeti e le altre galassie devono avere le loro strampalate forme di vita, tanto sghimbesce e nude sono le musiche che vengono qui ripresentate.

L’erronea cognizione che tutti gli aspiranti cantanti abbiano un poster di Mariah Carey e uno di Gloria Estefan a capo letto viene immediatamente liquidata dall’angolosa nenia di Nico, dalle intuizioni precognitive di Liz Fraser, dai mugugni affettuosi di John Martyn... Ci sono 35 voci aliene in questa doppia raccolta, ognuna delle quali getta più luce nel vasto mondo interiore che non la produzione discografica di cento voci perfette. Perché? Il motivo è lo stesso per il quale non ci si sposa la Venere di Milo ma una donna col naso a patatina e le cui gambe sono lungi dal far girare la gente per strada: perché è vera. Già al secondo ascolto “Crooning on Venus” diventa uno dei dischi più significativi di qualunque collezione per la molteplicità dei punti di vista che offre sul tema del canto.

David Toop, che dava così seguito alla raccolta ambient e al libro pubblicati nel 1996 col titolo “Ocean of sound” , ha mirabilmente cucito insieme episodi di vita interiore strani e straordinari. E il perché si canti risulta alla fine evidente: il cuore ha una voce, i moti dell’animo hanno una voce, i cataclismi che giornalmente avvengono dentro ciascuno hanno bisogno di parlare alla mente, alle membra – agli altri, perfino – dei loro fatti. Il merito di Toop sta nell’esser riuscito a cogliere, anche in brani arcinoti (“Falling” di Julie Cruise, “Protection” di Massive Attack con Tracey Thorn, “Brilliant trees” di David Sylvian, “Taita Inty” di Yma Sumac, “Starsailor” di Tim Buckley), l’elemento alieno, il taglio inusuale, la qualità ultraterrena. E di aver mixato, in questo sorprendente parco a tema, musiche belle e bizzarre in due suites che invitano ancora ed ancora. Gli arrangiamenti, poi, sono spesso più incredibili ancora delle voci.

Queste canzoni, espressione della tenacità delle umane convinzioni, parlano a ogni anima tormentata dell’universo, a qualunque segno astrologico appartenga. Tutti i pianeti hanno una voce e tutte, alternandosi, come qui, cantano in noi la canzone della vita.

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