Dal 1990 ad oggi la Red Hot Organization raccoglie fondi per lotta contro l'AIDS veicolando quella che loro defiscono pop culture ovvero tramite la realizzazione di opere musicali, cinemtografiche, televisive, ecc. ecc. Per l'ultima delle loro realizzazioni viene affidato l'incarico a Ryce ed Aaron Dessner dei The National di creare una compilation.
Si potrebbe dire che i due hanno fallito, "Dark Was The Night" non è una compilation ma un piccolo Bignami (per non usare la parola capolavoro) della scena Indie attuale, ovviamente per quanto rappresentative di una scena musicale possano essere 31 canzoni su 2 cd.

Ammetto di essermi avvicinato a questo lavoro con un pizzico di benevolenza data dall'infinita stima che nutro verso l'etichetta discografica, quando leggo 4ad mi tranquillizzo sul contenuto, ma le buone premesse a scatola chiusa si sono trasformate in entusiasmo una volta iniziato l'ascolto.

I Dirty Projectors e David Byrne danno il via alla grande ai momenti unici dell'album, seguiti a ruota dai The Books con Josè Gonzalez che sanno dare nuova vita alla meravigliosa "Cello Song" di Nick Drake.
Il primo cd sa regalare altra magia con le atmosfere dei Grizzly Bear che fanno da cornice alla splendida voce di Feist in "Service Bell", con la rivisitazione del blues di Blind Willie Johnson che dà il titolo all'album da parte dei Kronos Quartet ma soprattutto con la chiusura alla grande di Sufjan Stevens che in You Are The Blood dei The Castanets dimostra una volta ancora la propria capacità di distribuire sogni a piene mani. Lo stesso Sufjan che sul secondo cd reinventa ed adatta la stessa canzone all'incedere hip hop di Buck 65.

Il secondo disco parte forte con una tripletta perfetta realizzata da Spoon, Arcade Fire e Beirut per giungere al momento meno convincente della raccolta con i Morning Jacket che aprono una piccola parentesi di noia. Niente paura si risale velocemente fino a raggiungere nuove vette sulle note del tradizional "Amazing Grace" interpretato da Cat Power insieme ai Dirty Delta Blues e su quelle di The Giant Of Illinois coverizzata da Andrew Bird tra diluvi di magnifici archi.

Capita di farsi in casa le proprie playlist per il lettore mp3 di turno, questo è l'esempio di come avrei voluto realizzarne una io ma ci ha già pensato qualcun'altro. C'è una buona causa, c'è ottima musica.
Da avere se in voi aleggia spirito "INDIEpendente".


Visto che a volte i nomi sono una garanzia aggiungo la tracklist completa dei due cd:
Knotty Pine – Dirty Projectors/David Byrne
Cello Song – The Books/Jose Gonzalez
Train Song – Feist/Ben Gibbard (Death Cab For Cutie)
Brackett, WI – Bon Iver
Deep Blue Sea – Grizzly Bear
So Far Around the Bend – The National
Tightrope – Yeasayer
Feeling Good – My Brightest Diamond
Dark Was the Night – Kronos Quartet
I Was Young When I Left Home – Antony e Bryce Dessner
Big Red Machine – Justin Vernon/Aaron Dessner
Sleepless – The Decemberists
Stolen Houses (Die) – Iron and Wine
Service Bell – Grizzly Bear/Feist
You Are The Blood – Sufjan Stevens
Well-Alright – Spoon
Lenin – Arcade Fire
Mimizan – Beirut
El Caporal – My Morning Jacket
Inspiration Information – Sharon Jones & The Dap-Kings
With A Girl Like You – Dave Sitek
Blood Pt 2 – Buck 65 Remix (feat Sufjan Stevens/Serengeti)
Hey, Snow White – The New Pornographers
Gentle Hour – Yo La Tengo
Another Saturday – Stuart Murdoch
Happiness – Riceboy Sleeps
Amazing Grace – Cat Power and Dirty Delta Blues
The Giant Of Illinois – Andrew Bird
Lua – Conor Oberst/Gillian Welch
When the Road Runs Out – Blonde Redhead/Devastations
Love vs. Porn – Kevin Drew

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