Nell'oramai preistorico anno astrale 1999, esordiva sui piccoli schermi, e più precisamente sulla fascistona RaiTre, un programma di quelli che, fin dalla prima puntata, era destinato a lasciare il segno come pochi altri nelle storia della Tv italiana: mi riferisco ovviamente alla "Melevisione", celebre varietà a misura di bambino che si proponeva come un programma educativo/d'intrattenimento all'avanguardia; un'esperimento assolutamente rischioso, coraggioso, ma che fu ripagato da ascolti incredibili che misero k.o il rivelatore dello share ovvero l'istat.

Il programma in questione ci sconvolse tutti perchè era qualcosa di assolutamente inaspettato; condotto egregiamente dall'elfo Tonio Cartonio e coadiuvato dalla Fata Gaia (ex donna-copertina della rivista Penthouse), oltre a una miriade di guest star quali - solo per citare i pù importanti -  il Genio Abù Zazà, il Lupo Fosco, l'Orco Bruno, l'Orco Rubio, la "Melevisone" non si limitava ad un'intrattenimento classico del tipo "Bim Bum Bam" con pupazzi parlanti e cartoni animati, ma spingeva piuttosto l'acceleratore sul versante educativo e musicale. Grazie a loro, infatti, imparammo che dire "Lunedì" era sbagliato ma piuttosto si doveva dire "Fioredì" o anche "Venerdì" diventava "Pescedì"  e ancora ci insegnarono un nuovo sistema decimale: ad esempio, 1-2-3-4-5-6-7-8 diventavano "uno", "bue", "re", "gatto", "pingue", "lei", "mette", "sotto"... geniale!

Ma era la musica la verà novità: la "Melevisione" era veramente all'avanguardia, visto che proponeva delle musiche classicheggianti con tanto di orchestrazioni e soluzioni sonore mai sperimentate nemmeno dalla pur imprescindibile Cristina D'Avena, punta di diamante delle musica per bambini su Mediaset. La Rai ai tempi non badò a spese e non esitò ad aumentare il canone pur di potersi permettere la produzione del disco che vorrei presentarvi. Il disco, lo dico subito, ebbe una gestazione lunga ed infatti uscì solo nel 2002, ma ciò sta solo a testimoniare la bontà del progetto che si preannunciava curato nei minimi dettagli, ben prodotto, pronto a scalare le classifiche per la gioa di tutti noi, che lo attendevamo con ansia.

Certamente un disco di 34 canzoni (dicasi trentaquattro!) non è di facile assimilazione e in alcuni punti rischia si essere indigeribile per alcuni, visto che le immancabili canzoni riempitivo  a volte spezzano la magia e l'atmosfera sulfurea del prodotto ma in tutta sincerità io non me ne guarderei troppo, visto che di contro ci sono degli incredibili pezzi da novanta. Spetta infatti alla sigla del programma, ovvero la titletrack, la "Melevisione" aprire le danze ed è subito magia con quella che si rivela una bellissima suite per trombone e clarinetto che sfocia occasionalmente in una danza-tribale di fisarmonica e maracas che lasciano stupiti l'ascoltatore: 24 minuti che marchieranno a fuoco la storia della musica. L'ascoltatore deve ancora riprendersi da tanta magnificenza quando invece ecco che parte, quasi in sordina, "Ambarabà Ciccicoccò" con delicate note di piano e la stupefacevole voce della Fata Gaia che lascierebbero presagire a una ballata ed invece pian piano, è la sezione ritmica a prendere il sopravvento con una batteria in controtempo e un contrabbasso scordato che rendono la base decisamente funky; stupendo il testo che resta subito in mente "in mezzo al fantabosco c'è un tendone grosso grosso...". Poesia.

Il disco, per il momento, non cala il ritmo ed infatti lo scatenato "Il Ballo Del Melastico" farà sculettare molti; "Tipiditappi" è un bel duetto tra la nostra Fata e Tonio Cartonio che ci deliziano con una progressione di rime baciate in terzine da otto che lasciano il segno e che prendono il sopravvento sulla musica che qui si limita a delle percussioni australiane che rendono comunque un'atmosfera tutta loro. Si prosegue col "Ballo del Cabrillo", bellissimo pezzo di chiara matrice blues con una botta risposta voce-flauto da far invidia alla celeberrima "Strange Kind Of a Woman" dei Rolling Stones. Si prosegue poi con una carrellata di pezzi dalla struttura simil pop tra cui segnalereì "La Pignastica" che ricalca in tutto e per tutto certe sonorità della disco americana e che sembrano addiritttura plagiare una Diana Ross dei bei tempi andati; stupenda la voce che provà ad emulare, seppur con un tono più basso, quella della D'Avena. C'è addirittura spazio per la denuncia sociale con l'inaspettata e pungente "Soldini Sonanti" che presagiva in qualche modo (ricordiamoci che il disco è uscito nel 2002) al disastro dell'euro, moneta si fortissima, ma che tartassa la povera gente alle prese con i mutui da pagare, le spese giornaliere ecc...

Ci sarebbe tanto altro da scrivere, ma credo di aver reso l'idea: segnalo per ultime le due  "Con La Carta Si Può" e "Gli Scacchi Sono Un sogno", due pezzi strumentali che dimostrano ancora una volta l'originalità del disco, con i musicisti coinvolti che qui giocano a mischiare due mondi distanti anni luce come il jazz e la techno riusciendo a garantire un risultato sempre e comunque originale ma mai eccessivo. 

In definitiva un disco sorprendentemente sorprendente. Se ve lo siete fatto sfuggire, rimediate immediatamente: il disco è disponibile in tutti i formati dall'lp al download di I-Tunes il tutto a un prezzo decisamente appettitoso che difficilemente supererà i due euro, motivo in più per acquistarlo: non ve ne pentirete.

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