Quanto costa in termini di impatto ambientale un cd?
Vediamo: c’è la carta del libretto, la plastica della confezione e del cd vero e proprio, la pellicola di plastica che lo avvolge, e poi il processo di fabbricazione, incisione, confezionamento, imballaggio, trasporto. Ah, il sacchetto del negozio. Moltiplicato per X milioni di copie, tutta sta roba ha un costo in termini di ambiente, o no?.
Credo che l’operazione Live Earth si sarebbe meglio identificata con lo scopo di sensibilizzare il mondo sui disastri provocati dal (mai provato) riscaldamento globale e bla bla bla semplicemente mettendo su un palco, anzi, no, collegando in videoconferenza tutti i cantanti comodamente da casa loro e facendogli dire all’unisono: d’ora in avanti non produrremo più musica su cd ma solo in mp3. Se scarichi dal mio sito a 1 euro (esempio simbolico), metà del ricavato va a scopi sociali (così smetto anche di andare in Africa a fare il pagliaccio che ogni volta che vado scoppia una guerra civile), il resto me lo pippo io in coca.
Dieci minuti di trasmissione a impatto zero. Fine, tutti saremmo stati molto più sensibilizzati rispetto a una pagliacciata (l’ennesima) che lascia il tempo che trova e non sposta di un millesimo il problema. Semmai lo aggrava.
Io nel mio piccolo faccio le raccolte differenziate, mi tengo i mozziconi in mano fino a che non trovo un cestino, uso la macchina solo quando indispensabile. Ma non mi sento un eroe, lo reputo solo buon senso. Portare il buon senso all’estremo capovolgendolo, come in questo orribile avvenimento mediatico, ci ricatapulta indietro di migliaia di anni, al medioevo più nero, alle grida apocalittiche per il mille non più mille, alla devastazione spirituale sotto forma di ricatto perpetrato ieri dai religiosi fanatici al soldo della Chiesa, oggi da Madonna e compari al soldo delle multinazionali.
Di fronte alla disinformazione perpetrata dal Live Earth, così come dai film di Gore, dai giornali che non filtrano le notizie, dalle tv pagate dall’industria automobilistica, farmaceutica o energetica, siamo inermi: se l’ambiente sta diventando la vacca per mungere soldi nei prossimi 50 anni, qualcuno dovrebbe venircelo a spiegare. E per par condicio, di fronte a chi propinando balle sul cambiamento climatico vuole modificare a forza di sensi di colpa il mio modo di vivere, ci dovrebbe essere qualcun altro che dice il contrario.
Se l’informazione oggi è questo senso unico a vicolo cieco, io allora lo pagherei con l’8 per mille, ma anche con il mille per mille il disinformatore istituzionale di professione, quello che dopo uno spot dell’acqua Rocchetta che ti fa figa dice: attenzione, hai ascoltato una serie di enormi cazzate, l’acqua migliore è quella della fonte più vicina a casa tua, e se la bevi nel vetro è meglio: il vetro non intacca la qualità organolettica del prodotto, lo riutilizzi mille volte e poi lo ridai indietro.
Oppure quello che dopo lo spot della Nokia, del televisore al plasma di scimmia e del suv ammazza Panda, mi dice che il cellulare più economico, il televisore migliore in assoluto, la macchina più figa di tutte è quella che hai già.
Oppure ancora quello che dopo lo spot dell’Eni che mi propina il decalogo per risparmiare energia mi dice: hai sentito una marea di minchiate aziendali, leggi questo sito per abbattere i consumi della tua casa e ricavare denaro con l’energia che ti sei autoprodotto.
Oppure quello che dopo lo spot esilarante di Prestitò mi dice chiaro e tondo: le condizioni del contratto sono a tassi di usura, non indebitarti ulteriormente e per cose futili, e se proprio non ce la fai, rivolgiti alle banche etiche (cazzo, ci sono anche queste!).
Se il Raid ammazza le zanzare, ma la bomboletta usata e non adeguatamente smaltita devasta un microecosistema per 100 anni, allora qualcuno mi spieghi all’ora del prime time e senza fretta che per tener lontane le zanzare basta qualche accorgimento a impatto zero come zanzariere, gerani, cipolla e aceto in un piattino con l’acqua e stronzate talmente di buon senso che nessuno ha il coraggio di spiegare più.
Il buon senso salva la vita, l’informazione salva la vita. Il Live Earth no.
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