I Black Sabbath hanno da sempre  rappresentato una fonte di ispirazione per migliaia di bands affascinate oltrechè dalla loro musica, anche dal loro fascino esoterico, tanto che qualcuno ne ha copiato le abitudini ed anche il modo di vestire; tutto ciò non ha fatto altro che accrescere la immensa popolarità della band, la quale ha fatto breccia anche in chi non amava quel genere pesante e dalle tematiche scandalose che poi avrebbe gettato le basi per il futuro metal anni '80, '90, e 2000. Le bands che hanno reso tributo ai Black Sabbath sono innummerevoli, e questo disco che vi presento è una summa di artisti riunita sotto il titolo "Nativity In Black", i quali si divertono a reinterpretare alla loro maniera grandi classici della band di Ozzy e soci. Ma tuffiamoci in questa nutrita scaletta di pezzi ed immediatamente alla N. 1 troviamo una cover siglata  Biohazard: "After forever" diventa una potente song crossover/Hardcore, con la prestazione di Evan Seinfeld (bassista e vocalist) sugli scudi ed una band precisa e devastante come un congegno esplosivo, che cola un  suond perfetto (ascoltatela da alto volume mi raccomando!). Alla N. 2 troviamo un folle Rob Zombie con i suoi White Zombie appunto, che sfornano una versione di "Children of the grave" da brivido, con tanto di risata psicopatica degna di Charles Manson (la prima volta che l'ascoltai mi vennero i brividi per quella risata); il suono anche quì e perfetto, ed i riff sembrano tagli da motosega su cui si staglia la voce rauca di Rob che offre tutto se stesso per questa prestazione.

Più canonica invece la versione della succesiva "Paranoid" eseguita dai migliori Megadeth dell'era Rust in peace/Countdown to Extinction, che sparano il metronomo ad alta velocità ed arricchiscono la già bella song di un'assolo vertiginoso e trascinante suonato dal "Maestro" Friedman, e con Mustaine in piena forma vocale. La traccia n. 4 è "Supernaut" eseguita da 1000 Homo Dj's, una band che conosco poco, ma che sa interpretare alla prorpia maniera quest'altro classico sabbathiano. Ma che sorpresa la n. 5 , indovinate chi c'è? Ma il buon (non tanto buon) Ozzy che rifà coadiuvato dai Therapy? una fantastica "Iron man"; ascoltate le massiccie chitarre che macinano riff su riff, la voce calda di Ozzy, la batteria di Fyfe Ewing, il tutto amalgamato da una produzione alle stelle. Altra ottima prova è quella che danno di se i Corrosion of Conformity, una tra le bands di questo disco ad essere maggiormente influenzata dai Black Sabbath; suonano una "Lord of this world" ottima dove si mettono in evidenza il batterista ed in particolare Pepper Keenan con la sua grezza ugola da sudista americano. Il pezzo n. 7 è il più violento dell'intero album ed è suonato in modo divino dai Sepultura (dell'era Arise/Chaos A.D.) che trasformano interamente "Symptom of the universe" rendendola una canzone che sarebbe potuta tranquillamente apparire in un loro album. Qui per dovere di cronaca dobbiamo soffermarci: al'inizio si sente un riff pomposo di chitarra da far raccapezzare la pelle a cui segue l'ingresso della batteria di Igor Cavalera che sforna passaggi percussivi perfetti (ho sentito pochi batteristi metal così veloci con le rullate per tutta la batteria e che vanno sempre a tempo); un assolo nella parte centrale su scala misolidia gli dà un bel sapore latino/americano, come lo è il finale caratterizzato da chitarre acustiche ed assoli quasi da bossa nova dove i "4 carioca" dimostrano che sanno fare altro che solo metal.
Grandissima sorpresa invece nella successiva "The wizard" ove troviamo un gruppetto di ospiti illustri: Billy Ward, Geezer Butler, Rob Halford, Wino, Brian Tilse ed infine un Jimmy Wood all'armonica a bocca. Il risultato è di ottimo gusto, con l'armonica di wood azzeccatissima all'inizio che quasi fa dimenticare la versione originale, e Rob Halford con la sua voce stridula si riconferma "il mago dell'heavy metal". Ci avviciniamo alle ultime battute (e che battute!) tra le quali "Sabbath Bloody Sabbath" pezzo che ha una resa notevole grazie all'apporto di Bruce "siren" Dickinson insieme con i Godspeed, a cui segue "Natitity in Black" suonata abbastanza bene dagli Ugly Kid Joe ed una traccia live, la n. 11 presa da un'esibizione dei Faith No More di Mike Patton, che di fronte ad una folla in delirio eseguono una "War Pigs" strepitosa e trascinante; Patton dimostra di avere una bella voce ed il resto del gruppo lo segue tra breaks ed assolo chitarristici. Tocca adesso ai Type o Negative occuparsi di un pezzo oscuro come loro, e quale pezzo non sia meglio di "Black sabbath" per Pete Steele e soci? Diciamo che questo pezzo è venuto un capolavoro. Sembra di essere veramente negli inferi a partecipare ad un mantra satanico, con la voce profonda ed abissale di Steele che è il sacerdote infernale, mentre gli altri musicisti sono gli adepti che assistono il loro capo, tra l'altro tutti ottimamente: Silver ricrea con le tastiere atmosfere nere come il petrolio, sulfuree e cavrenose, usando anche un piano che di rassicurante ha ben poco; Hickey sforna bei riffs nelle parta conclusiva  e Sal Abruscato spacca le pelli della sua batteria. Un trionfo (del male)! I Cathedral chiudono questo tributo con l'esecuzione in acustico di "Solitude" arricchendola con cori maschili da vespro e un flauto traverso molto selvaggio e commovente. Davvero bravi!

I Black Sabbath continuano e continueranno ad essere un'influenza determinante nel panorama del rock, e questo disco nè una testimonianza inconfutabile.

Elenco e tracce

01   After Forever (05:46)

02   Children of the Grave (05:50)

03   Paranoid (02:32)

04   Supernaut (06:39)

05   Iron Man (feat. Therapy?) (05:26)

06   Lord of This World (06:25)

07   Symptom of the Universe (04:15)

08   The Wizard (05:01)

09   Sabbath Bloody Sabbath (feat. Godspeed) (05:36)

10   N.I.B. (05:28)

11   War Pigs (live) (07:02)

12   Black Sabbath (From the Satanic Perspective) (07:45)

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